Oligarchi Usa in rotta con Trump sui dazi e le “deportazioni private”

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Rem da REMOCONTRO –

Oligarchi Usa in rivolta contro il socio presidente fuori di testa. «Guerra commerciale, rischi per l’ecosistema degli investimenti» denuncia Ken Griffin, tra i maggiori gestori di ‘hedge fund’, i ‘fondi speculativi’. Più diretto Kenneth Langone della ‘Home Depot’ (multinazionale di articoli per la casa): «le tariffe di Trump sono una stronzata».
E l’ipotesi di ‘contractors, per espellere 12 milioni di clandestini in due anni.

Oligarchi Usa contro il collega presidente

Dopo il tonfo delle borse sono scesi in campo alcuni tra i pesi massimi di Wall Street contro i dazi. L’elenco di Luigi Pandolfi sul manifesto. Larry Fink (Blackrock), e Ken Griffin (Citadel LLC) già citato. Ma non solo. Lunedì anche Elon Musk, il pupillo di Trump, ha ruffianamente sussurrato i suoi dubbi postando su X un video dell’economista Milton Friedman, in cui vengono spiegate le catene internazionali degli scambi con l’esempio della produzione di una matita (il legno che viene da un paese, la grafite da un altro, il metallo della ghiera da un altro ancora, e così via).

Dazi, calo profitti, aumento prezzi

Il timore è che possano aumentare i costi per le aziende, soprattutto in settori fortemente integrati nelle catene di approvvigionamento globali, con calo dei profitti e aumento dei prezzi finali. Per i grandi fondi, invece, il problema principale è l’incertezza nei mercati finanziari. Proprio Larry Fink, infatti, ha sottolineato l’importanza della «prevedibilità» per attrarre investimenti a lungo termine, argomentando che i dazi possono minare la fiducia degli investitori nella stabilità del commercio mondiale.

Il nervosismo di Musk

Elon Musk avrebbe inutilmente chiesto a Trump di revocare i dazi, rappresentando il dubbio delle ‘big tech’, i gioielli tecnologici che si sono svenati per The Donald. Sono loro ad aver perso di più in questi giorni. Secondo il New York Times, l’annuncio dei dazi ha portato ad una distruzione di valore di 9,2 trilioni di euro, più della metà del Pil dell’Unione Europea. I «Magnifici 7» – Apple, Nvidia, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta e Tesla – hanno perso a loro volta 1,5 trilioni di dollari in valore di mercato.

Capitalismo americano col trucco

Apple ha lasciato sul campo 311 miliardi di dollari, Nvidia 139. Queste aziende dipendono molto dalle catene di fornitura globali, che partono soprattutto dal Sud-est asiatico. E sono ‘titoli sopravalutati’ rispetto ai fondamentali aziendali. Come i titoli di tante altre società quotate in borsa. C’è una sproporzione gigantesca, tra «sovrastruttura finanziaria» e Pil negli Stati Uniti. Le due borse principali, NYSE e NASDAQ, esprimono un «valore di capitalizzazione» superiore ai 50 trilioni di dollari, a fronte di un Pil che si attesta sui 26 trilioni.

Deportazioni “private” di clandestini

Tra i pilastri del programma elettorale di Donald Trump, oltre ai dazi, il contrasto all’immigrazione clandestina e la deportazione di milioni di immigrati irregolari. «La più grande deportazione di massa di immigrati illegali nella storia degli Stati Uniti» la minacciosa promessa elettorale. Con sostenitori politici e di ‘affari’. Come un gruppo di importanti contractor, tra cui il fondatore di Blackwater, Erik Prince a presentare una singolare proposta: supportare le deportazioni attraverso una rete di campi di ‘identificazione e trattenimento’, una flotta privata di 100 aerei e un ‘piccolo esercito’ di cittadini ​​autorizzati ad effettuare arresti.

Deportazioni arrancanti e costose

Il presidente Trump ha firmato oltre una ventina di ordini esecutivi ad inasprire la gestione e deportazione degli immigrati illegali. Sono aumentati arresti e deportazioni, senza risparmiare scuole, ospedali e luoghi di culto finora inviolati dalle retate degli agenti dell’Immigrazione. Nelle prime due settimane gli immigrati illegali espulsi sono stati 5.700; una media di 400 al giorno, con mille arresti ogni 24 ore e un calo di ingressi illegali nel Paese del 95%. Ben presto, però, il ritmo è calato ben al di sotto delle aspettative e addirittura rispetto alle amministrazioni precedenti. Il mese di febbraio 2025, primo mese di presidenza Trump, ha visto la deportazione di 11.000 migranti contro i 12.000 dello stesso mese dell’anno scorso.

Spacconate elettorali

Tra le cause principali la difficoltà delle autorità a trovare personale e spazi sufficienti a gestire gli immigrati illegali, gli elevati costi per l’ampliamento del centro di trattenimento a Guantánamo (Cuba), l’impiego di aerei militari per le deportazioni e, non da ultimo, gli scontri tra esecutivo e magistratura. Il piano di Trump di utilizzare la base navale di Guantánamo Bay per trattenere 30.000 immigrati illegali ha incontrato notevoli ostacoli, sia di tipo legale che logistico e, soprattutto, economico. È stato necessario l’invio di ulteriori 1.000 militari americani per l’approntamento delle aree dedicate.

“Versione ridotta del piano Trump”

Sulla questione spinosa dei costi, il Wall Street Journal segnalava la sospensione, dal 1° marzo, dell’impiego di aerei militari per le deportazioni di immigrati illegali dagli Stati Uniti. Tre voli verso l’India, per esempio, sono costati 3 milioni di dollari ciascuno. Altri che hanno portato una dozzina di persone a Guantánamo sono costati circa 20.000 dollari ad immigrato, ci informa Pietro Orizio su Analisi Difesa.

Il Piano dei contractor

Prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca un gruppo di importanti ‘Private Military and Security Companies’, tra cui Erik Prince, ha presentato allo staff presidenziale una proposta per condurre deportazioni di massa. Una rete di ‘campi di identificazione e trattenimento’ allestibili in basi militari selezionate, una flotta privata di 100 aerei – 49 quelli disponibili già alla presentazione della proposta – e un ‘piccolo esercito’ di cittadini ​​autorizzati ad eseguire arresti.

“Entità 2USV”

Costo economico di 25 miliardi di dollari ed uno politico, forse, più oneroso. Adozione di misure drastiche prima delle elezioni di medio termine del 2026 con la deportazione di 12 milioni di persone. Previste problematiche legali e operative. Tuttavia, secondo i contractor riuniti in una nuova entità denominata «2USV», il piano consentirebbe a Trump la realizzazione del suo ambizioso programma di deportazioni. «L’espulsione di 12 milioni di persone in due anni costringerebbe il Governo ad espellere circa 500.000 immigrati clandestini al mese. Quindi, sarebbe necessario un aumento del 600% dell’attività».

America western e cacciatori di taglie

“Un programma di taglie per incentivare l’arresto di immigrati illegali, in pieno stile western, moralmente discutibile e in contrasto con leggi e regolamenti di vari Stati. E concedere a diecimila cittadini comuni il potere di condurre arresti, verrebbe immediatamente bloccata da un tribunale. «Un piano spregevole che adotterà internamenti di massa, campi di detenzione e un esercito di civili per dare la caccia ai nostri vicini, alle nostre famiglie e ai nostri amici. La deliberata trasformazione di cittadini americani comuni (genitori che accompagnano i bambini a scuola, operatori sanitari che salvano vite, agricoltori che sfamano la nostra nazione) in bersagli che, se l’amministrazione Trump avrà la meglio, potrebbero essere braccati da una milizia irresponsabile motivata dal profitto e dai pregiudizi».”

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Articolo a firma Rem dalla redazione di

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9 Aprile 2025