DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Il prossimo Cancelliere tedesco, Friedrich Merz, deve avere fatto male i suoi calcoli politici. Che per ora non tornano proprio. Infatti, dopo le recenti elezioni generali, nelle quali i partiti tradizionali se la sono vista brutta, adesso è giunto il momento della ‘Grosse Koalition’, annunciata ieri ufficialmente in pompa magna.
Carri armati e bombarde per tutti
‘Grosse Koalition’ al via, il problema è che, nonostante la ‘Befana col cannone’ (carri armati e bombarde per tutti….) promessa da Merz agli inviperiti cittadini teutonici, i sondaggi gli sono esplosi in mano, come le granate che a lui piacciono tanto. E i ‘populisti’ di Alternative fur Deutschland (AfD) gli hanno già ‘mangiato’ la bellezza di 5 punti in due mesi, diventando il primo partito con il 25% e relegando i cristiano-democratici merziani al 24%. Insomma, una catastrofe. Che ha persino attirato l’attenzione dell’austero (ma micidiale, quando ci sono soldi in ballo) Wall Street Journal, che in genere non dedica grande spazio alle disavventure europee nella sua prima pagina. Ma che ieri, per la disastratissima ‘Deutschland ubet Alles’ di Merz, ha fatto un’eccezione.
Matrimonio d’interesse
A Berlino, ‘tutti al potere appassionatamente’, si direbbe parafrasando l’ennesimo matrimonio di interesse tra CDU e socialdemocratici. L’operazione, una vera mossa di trasformismo politico, fatta da una classe dirigente già parzialmente bocciata dagli elettori, avrà pesanti ripercussioni, come detto, sull’economia del Paese. Una scelta di convenienza, perché i ‘populisti’ (di destra, ma anche di sinistra), sono cresciuti a tal punto, da rendere altre maggioranze impraticabili. L’alleanza (abbastanza innaturale) è stata condotta sulle spalle della Germania, un Paese ormai in piena recessione e con ulteriori fosche previsioni daziarie alle porte. Un Paese, sia detto per rendersi conto della precarietà della sua governance, affidato a una ‘sala comando’ dove i leader, per capirsi e mettersi d’accordo, avrebbero bisogno di un interprete.
Gran coalizione verso cosa?
Dunque, una Grande coalizione senza né capo né coda, fatta apposta per restare aggrappati alle poltrone che contano, e dove le migliori decisioni sono quelle che non si prendono. O che si rimandano a tempi migliori. E tutto questo scasso, morale prima ancora che politico, il tedesco medio lo capisce e reagisce di conseguenza. Il Wall Street Journal mette il dito nella piaga e sottolinea come ci sia un’aperta dissonanza tra il Palazzo e una parte consistente del Paese. La pietra dello scandalo è sempre la stessa: fare 1000 miliardi di debiti per realizzare infrastrutture, ma soprattutto per riarmarsi. E il fatto che Merz (o chi c’è dietro di lui) abbia addirittura brigato, per cambiare la Costituzione (sul cosiddetto ‘freno del debito’), è un altro motivo di inquietudine per molti tedeschi. Una volta aperta la strada del deficit-spending, si vuole forse sfruttare questa falla per ridare uno status di grande potenza europea alla Germania?
Impietoso Wall Street Journal
«Il programma della coalizione si basa su un accordo iniziale per stanziare un pacchetto di spesa per la difesa e le infrastrutture di circa mille miliardi di euro per ricostruire un esercito svuotato da decenni di abbandono e far uscire la più grande economia europea da una recessione durata due anni. Questa decisione ha rotto con la consolidata tradizione tedesca di rigore fiscale e ha ricevuto consensi in tutta Europa…. Finora, tuttavia, gli elettori tedeschi non hanno mostrato lo stesso entusiasmo. Un sondaggio Ipsos pubblicato mercoledì ha mostrato che il sostegno all’AfD ha superato per la prima volta quello della CDU, con il consenso dell’AfD che ha raggiunto il 25% e quello della CDU che è sceso al 24%, in calo di oltre quattro punti rispetto al risultato elettorale». Mancano, aggiungiamo noi, i dati disaggregati su scala regionale. Ma è presumibile che, una media ponderata di questo tipo, indichi spostamenti ancora più significativi verso AfD nei Laender orientali, specie Sassonia e Turingia, dove i populisti erano già fortissimi.
Per Merz sarà partita dura
Se così fosse, il nuovo Cancelliere Merz avrà spazi di manovra molto ridotti, specie se la guerra mondiale dei dazi doganali dovesse impattare in maniera violenta sull’economia export-oriented della Germania. Tutto questo, mentre sullo sfondo di un tale scenario si agitano i fantasmi di Weimar e della sua storica iperinflazione, un vero trauma che ha marchiato le carni della nazione per tutto il ‘900. È un’eredità quasi subliminale che non può essere rimossa, e che continua a persistere anche nelle giovani generazioni. A questo proposito, sempre il Wall Street Journal dice: «La decisione di Merz di abbandonare la restrizione fiscale, dopo aver promesso di tagliare la spesa e di rispettare le norme fiscali del Paese durante la sua campagna, ha causato costernazione in particolare tra gli elettori conservatori, spingendo l’ala giovanile della CDU ad avvertire che potrebbero non sostenere il governo Merz. L’inversione di rotta sulla politica fiscale ha minato in modo fatale la fiducia in Merz», ha affermato Manfred Güllner, responsabile del gruppo di sondaggi Forsa.
Governo di poca credibilità
“Oltre un quarto dei sostenitori della CDU e il 60% degli elettori considerano Merz inadatto a ricoprire la carica di Cancelliere, secondo un sondaggio ‘Forsa’ pubblicato mercoledì. «Tuttavia – conclude il Wall Street Journal – il leader conservatore non dovrà affrontare elezioni prima di altri quattro anni, ma il suo partito potrebbe subire una serie di importanti elezioni statali nei prossimi due anni. Una serie di sconfitte potrebbe minare il consenso nel futuro governo e mettere a dura prova la coesione della coalizione». Certo, in democrazia il Palazzo dovrebbe capire quando non rappresenta più i sogni e i bisogni della gente, senza rifugiarsi dietro il paravento di norme, studiate per il popolo e che, invece, finiscono per garantire solo i potenti.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
10 Aprile 2025