La faccia come la parte che voleva farsi baciare dai questuanti

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Valerio Sale dalla redazione di REMOCONTRO –

‘Inversione a U’ la chiama il New York Times, ‘marcia indietro’ il Wall Street Journal. La sospensione di 90 giorni dei dazi annunciata da Donald Trump assomiglia piuttosto a un freno a mano tirato in piena corsa. Il crollo delle Borse dei giorni precedenti nei piani del segretario al Tesoro Scott Bessent: «Nonostante ci sia un po’ di incertezza, l’economia americana è forte. Wall Street si è arricchita più che mai e può continuare a crescere».  

I mercati oltre la banda Trump

“I mercati sono stati assai più lungimiranti e le strategie finanziarie più ciniche dei battaglioni economici della Casa Bianca. L’attacco al debito degli Stati Uniti lanciato nella giornata di ieri ha indotto a un ripiegamento immediato.”

Tutto alla rovescia

Quando i prezzi delle azioni crollano gli investitori normalmente fuggono verso le obbligazioni. Invece, i rendimenti dei titoli di Stato americani, i Treasury bond, sono aumentati. I rendimenti sui bond decennali sono saliti improvvisamente, passando dal 3,95% fino al 4,50%. Come dire che l’asset sicuro per eccellenza, non è più considerato un rifugio sicuro. Il problema non è solo un sintomo del caos del mercato, ma è diventato un’arma che punta all’anello debole della guerra scatenata da Trump: il debito pubblico Usa.

Chi ha titoli del debito Usa scappa

La spiegazione del forte aumento dei rendimenti dei Bond Usa è più politica che tecnica: la Cina sta scaricando gran parte dei suoi titoli statunitensi. La Cina è il secondo maggior detentore straniero di debito statunitense: a gennaio possedeva 761 miliardi di dollari in Treasury. Il Giappone è il primo, con 1,08 trilioni di dollari. A fronte dell’offensiva sui titoli di Stato, Il Sole 24ore ha raccolto le dichiarazioni di uno dei consiglieri più potenti della finanza americana, Larry Summers.

Cina e Giappone per primi

«Questo attacco suggerisce un’avversione generalizzata per gli asset statunitensi nei mercati finanziari globali. Gli investitori ci trattano come un mercato emergente problematico». Avversione, mercato problematico sono definizioni che non si riferiscono solo ad un’analisi, ma dette da uno dei personaggi più ascoltati dalle maggiori aziende e investitori americani, equivalgono a qualche decimale di aumento dei tassi d’interesse dei Treasury.

Se la finanza speculativa trema

Il segretario al Tesoro Bessent, uomo che viene della finanza più speculativa che ci sia, gli ‘hedge funds’, aveva cercato di minimizzare le turbolenze sui Treasury con spiegazioni tecniche relative alle mosse temporanee di alcuni operatori, tutti amici suoi degli ‘hedge funds’, appunto. Il fatto è che i mercati finanziari sono animati dal ‘sentiment’, dalla pancia e non solo dal cervello. Perciò, malgrado i tentativi rassicuranti di Bessent, il Tesoro ha venduto 39 miliardi di dollari di bond a 10 anni al tasso del 4,435 in rialzo. In questi casi la capacità di decidere attivando strumenti di protezione delle proprie economie è fondamentale.

Ritirata dai dazi

Perciò non è rimasto che sospendere i dazi, mantenendo un 10% di facciata e lasciando aperto il fronte con la Cina, il nemico numero uno. Un nemico a tutto campo, non solo sulla bilancia dei pagamenti, ma anche per la capacità di tessere la tele di alleanze tattiche e avvicinamenti a base commerciale. A Est con Giappone e Corea e a Ovest con il grande mercato dell’Unione Europea.

Sempre la “nemica” Europa

Non a caso il falco Bessent si è rivolto con sprezzo ai Paesi europei. «Allinearsi con la Cina sul commercio è come tagliarsi la gola, avvicinarsi alla Cina nel tentativo di compensare gli effetti dei dazi statunitensi sarebbe un suicidio, perché – ha rimarcato – la Cina non fa altro che produrre e inondare i mercati globali abbassando i prezzi». In parte è vero, ma in tempi di guerra le regole sono le prime a saltare e sempre dalle guerre nascono le nuove alleanze.

Cosa può accadere adesso?

I giochi di Trump con il debito pubblico si faranno con la Fed, ultimo baluardo rimasto del bilanciamento dei poteri americani. Trump ha bisogno di ridurre i tassi per ridurre l’ammontare degli interessi sul debito, il banchiere centrale Powell potrebbe mantenerli invariati per difendere i cittadini americani dall’inflazione. La guerra finanziaria ad alta intensità combattuta con la Cina, in primis, e con il resto del mondo, potrebbe aprire anche un fronte interno. Forse ancora più pericoloso per il disegno egemonico di Trump.

Avversione generalizzata

“Per il momento l’attacco al debito per fermare i dazi proviene dall’esterno. «È un’avversione generalizzata, -come dice Summers-, che può equivalere all’attacco di Pearl Harbour». Corsi e ricorsi della storia, il pericolo arriva da Oriente perché ormai è chiaro a tutti che il tallone d’Achille, alias Donald Trump, è il gigantesco debito degli Stati Uniti.”

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Articolo di Valerio Sale dalla redazione di

10 Aprile 2025