Il Giovedì nero di Giorgia

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ci sono giorni in cui tutto va storto, giorni nei quali avremmo preferito restarcene a letto per schivare la cattiva sorte.

Ovviamente la sfortuna non c’entra; è solo che i nostri errori, incapacità e trascuratezze ci presentano il conto tutti insieme. Per Giorgia Meloni ieri è stato uno di quei giorni.
Svegliarsi e scoprire di essere stata invitata alla Casa Bianca non per celebrare una immaginaria stima e amicizia ma per baciare il flaccido cu*o di un mentecatto non è molto gratificante, poveretta, ma quello era solo l’inizio.

Ancora i magistrati

Non ha fatto in tempo a inghiottire il rospo che ancor prima di colazione l’Europa della sua amica Ursula la informa che sui “paesi sicuri” l’ ultima parola continua a spettare agli odiati magistrati.
Oh, porca vacca.

Ci mancava pure il Re della “perfida Albione”

Passa qualche ora e arrivano le prime immagini della visita di re Carlo, almeno quelle dovrebbero essere notizie inoffensive e invece no. Il perfido monarca prima sbatte in faccia al repubblichino La Russa la gloria della Resistenza antifascista e poi considera la punta di diamante della cultura italica, il ministro Giuli, alla stregua di un passante che caracolla appresso a quella zecca rossa di Alberto Angela.

E’ tutto? Manco per niente

Quattro figure di merda, e mica è finita. Ci pensa la Corte di Cassazione a buttare nel cesso tre anni di propaganda omofoba ordinando il ripristino della dicitura “genitori” al posto di quel “padre e madre” che tanto inorgogliva le gonadi di Salvini e i suoi italici lombi da fattrice.
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Vabbè, oggi è un altro giorno. Speriamo vada meglio.
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Mario Piazza