Forma e sostanza da Capo di Stato. Ma Trump?

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Ottavio Olita da ARTICOLO VENTUNO –

Se qualcuno poteva ancora nutrire dei dubbi, in questi ultimi frenetici giorni Trump ha voluto dimostrare apertamente, senza lasciare spazio ad interpretazioni diverse, che in lui forma e sostanza coincidono perfettamente. Prima l’arroganza della gestualità, delle espressioni facciali, dell’incedere da bullo, dei tanti atteggiamenti di sfida, delle minacce imperialistiche e commerciali; poi, come suggello supremo, il linguaggio: “In tanti mi baciano il culo” per avere condizioni favorevoli sui dazi, ma “io so come fregarli”.

Nemmeno Paperon de Paperoni quando si immerge nei dollari d’oro del suo deposito arriva a tanto. Forse il modello ideale a cui si è ispirato è Elon Musk. Pensare che uno così possa decidere delle sorti del Pianeta dal punto di vista ambientale, delle relazioni fra gli stati, delle guerre da sostenere e quelle da ignorare (Israele contro i Palestinesi) fa venire i brividi. Non bastava il sostegno e l’incoraggiamento agli assalitori di Capitol Hill ora sdogana anche linguaggio scurrile e totale aggressività. Questo è il massimo modello istituzionale che viene proposto, in particolare per le giovani generazioni statunitensi?

Per fortuna forma e sostanza possono anche essere ben altra cosa. Per quelle formidabili coincidenze che avvengono nella Storia ma dalle quali non impariamo mai abbastanza, contemporaneamente alla peggiore dimostrazione possibile fornita da Trump, un altro Capo di Stato ne ha proposto la migliore. Carlo III re del Regno Unito, di fronte ai parlamentari italiani, molti dei quali probabilmente non sono stai neppure in grado di comprendere la profondità delle sue parole, non solo si è scusato per il suo italiano, ha anche reso omaggio a Dante Alighieri e alla lotta partigiana contro il nazifascismo (con La Russa che ha dovuto ingoiare il rospo), ma siccome voleva anche dimostrare che non si trattava solo di un atto di cortesia, ha accomunato Italia e Regno Unito nell’appartenenza all’Europa. Sì, proprio lui, Capo di quello Stato che solo qualche anno fa ha voluto voltare le spalle all’Europa scegliendo la Brexit con un voto popolare. Punto di vista diverso del sovrano rispetto a quello dei suoi sudditi, affermato con signorilità, eleganza, misura.

Proviamo ora a tradurre in casa nostra i due opposti comportamenti. Ma quando Giorgia Meloni si mostra aggressiva, sprezzante non solo verso i suoi fans ma verso i rappresentanti eletti del popolo italiano, trattando addirittura una pagina di storia eroica come il Manifesto di Ventotene, a quale dei due modelli mostra di far riferimento?

O quando il Presidente del Senato quasi irride ai partigiani di via Rasella sostenendo che colpirono non un battaglione della polizia nazista, ma una sorta di banda musicale di vecchietti, a chi somiglia? O è stato lui stesso a suggerirsi a Trump come modello?

E quando il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nonché vice premier Matteo Salvini afferma che è stato giustissimo portare ammanettati in Albania quei 40 migranti e aggiunge ‘Mica dovevamo dargli l’uovo pasquale’ quale altra dimostrazione di trumpismo potrebbe darci? A meno che non sia tentato anche lui di dichiarare che in tanti vorrebbero baciargli il fondo schiena.

Ora, noi di Articolo 21 che siamo attenti osservatori critici di dove ci sta facendo precipitare la politica mondiale, dalle guerre alle sopraffazioni, dai massacri negli ospedali alla chiusura dei canali per gli aiuti umanitari ai bambini, alle donne, a tutta la popolazione di Gaza, alla guerra dei dazi doganali che prendono il posto degli accordi commerciali, vale a dire alla sostanza dei problemi, dovremo d’ora in poi stare molto più alle forme che quelle scelte assumono. A partire dal linguaggio. Altrimenti fra Trump e Carlo III non ci sarà partita con il trionfo del modello volgare, sguaiato, minaccioso del presidente Usa. E la volgarità non si fermerà alle parole, si tradurrà in gesti, azioni, mancanza di rispetto, scontri.

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Articolo di Ottavio Olita da

13 Aprile 2025