DA REDAZIONE
Raffaella Malito dal giornale LA NOTIZIA –
La premier non si può permettere di scaricare Pechino sebbene siano alte le probabilità che le venga chiesto

Giorgia Meloni ha preso ieri il volo per Washington. Oggi è attesa alla Casa Bianca per l’incontro con il presidente americano Donald Trump. La visita di Meloni è formalmente un incontro bilaterale ma la premier è stata di fatto commissariata dall’Unione europea o meglio Bruxelles l’ha avvertita. Niente fughe in avanti a titolo personale.
L’avvertimento di Ursula a Giorgia
Nei giorni scorsi, e anche martedì sera prima della partenza, Meloni ha sentito Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea e la premier italiana “hanno coordinato questa visita” a Washington, ha detto la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà. “Come abbiamo già detto più volte, qualsiasi contatto con l’amministrazione statunitense è ben accetto. Lo ha detto la presidente stessa. Certo, la competenza negoziale spetta alla Commissione”, ha sottolineato la portavoce. “Quando si va un tavolo di trattative – ha ammesso il ministro Tommaso Foti – , le trattative si chiudono, e le chiuderà ovviamente l’Europa”.
Un ‘coordinamento’ è stato fatto anche all’interno del governo, in un vertice alla vigilia con i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini (a cui avrebbe chiesto un paio di giorni di ‘moratoria’ sulle polemiche) e il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Secondo Crosetto “nel viaggio negli Usa si incontreranno due presidenti, che dovranno parlare di molte cose e non credo proprio si parlerà di armi, non penso proprio che il tema centrale in questo momento sia l’acquisto di armi dagli Usa. I due presidenti parleranno di cose importanti e non banali, e non capisco perché il discorso su armi e gas sia stato banalizzato così sulla stampa italiana”.
Sul tavolo armi, gas e la questione con la Cina
Sarà, ma sul tavolo ci sarà anche l’impegno a incrementare le spese militari (Trump chiede il 5% a tutti i Paesi Nato, l’Italia è ben sotto il 2) e a estendere ulteriormente l’acquisto di Gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Usa. Il confronto si allargherà alle partnership industriali, al rapporto con la Cina e, naturalmente, la guerra in Ucraina.
“In questi anni, anche grazie alla collaborazione con le organizzazioni agricole, abbiamo dimostrato che abbiamo a cuore i produttori e che la nostra priorità è sempre stata quella di facilitare il loro accesso ai mercati, promuovere la qualità italiana e ridurre le barriere che ostacolano la nostra capacità di crescere. Continueremo in questa direzione, anche e soprattutto in questa fase tanto complessa quanto in rapida evoluzione, nella quale è necessario ragionare con lucidità, lavorare con concretezza, lavorare con pragmatismo”, ha detto Meloni prima di partire in un videomessaggio inviato all’Assemblea generale del Consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano.
Un azzardo per Meloni sarebbe rompere con Pechino
Ma fermiamoci un attimo sui rapporti con la Cina. Una delle condizioni che il presidente Usa presenterà nei negoziati con oltre 70 paesi per dazi più lievi sarà quella di isolare la Cina, riferisce il Wall Street Journal.
Ma l’Italia di Meloni, pur avendo scelto di non confermare la via della Seta, corre un rischio grosso qualora promettesse a Trump una linea più dura con Pechino.
“Io non voglio – afferma la vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino – che il Governo italiano scelga tra la Cina e gli Stati Uniti, io voglio che difenda gli interessi nazionali. Diciamo le cose come stanno: se la Cina è uno dei Paesi con la maggior quantità di terre rare al mondo – ed è così – io ci devo avere a che fare, se abbiamo una bilancia commerciale da 70 miliardi tra import e export io ci devo avere a che fare perché devo tutelare non solo le nostre aziende che esportano ma anche i nostri consumatori che importano. Veramente vogliamo pensare che l’Italia non possa avere una politica estera e una politica economica autonoma? Che debba scegliere tra Washington e Pechino? Qui bisogna diversificare i mercati, cioè non essere succube né di Washington né di Pechino. Io voglio che la Presidente del Consiglio porti gli interessi dell’Italia, con la schiena dritta e non con il capo chino, non mi sembra di chiedere tanto”.
Una visita con “una posta in gioco molto alta”, dove Giorgia Meloni “rischia il suo capitale politico in Europa e in patria per un incontro dai possibili esiti negativi” Cosi’ il New York Times e il Washington Post presentano l’atteso bilaterale alla Casa Bianca. Manca poco per scoprirlo.
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Dalla redazione del giornale
17 Aprile 2025