DA REDAZIONE
Ugo Tramballi dalla redazione di REMOCONTRO –
«Fra il giorno della ‘liberazione trumpiana’ a colpi di dazi, i miliardi di dollari bruciati dalle Borse in ogni angolo del pianeta e i salutari ripensamenti che comunque confermano la preoccupante imprevedibilità di Donald Trump, il mondo va avanti», prova a confortarci Ugo Tramballi attraverso ISPI. Che poi ammette. «La guerra di Netanyahu a Gaza e quella di Putin sull’Ucraina, continuano».
Quei due non si fermano
Non solo i due non si fermano: diventano più brutali e aggressivi come se volessero approfittare dell’inaspettata distrazione di una crisi economica globale esplosa e poi apparentemente sospesa. Più che ipotesi sono fatti di cronaca: Israele ormai controlla il 20% della striscia di Gaza, svuotandola dei suoi abitanti. Anche la città di Rafah, al confine con l’Egitto, sta per essere evacuata.
Gaza per annetterla
Non è chiaro se Trump ancora creda alla Riviera di Gaza, posto lo abbia mai fatto davvero. Ma l’interpretazione che Netanyahu da’ della realtà è che la striscia possa essere svuotata dei suoi abitanti: non tanto per ricostruirla quanto per annetterla, soddisfacendo i suoi alleati di governo, estremisti nazional-religiosi il cui manuale politico è la Toràh.
Inatteso No alle bombe sull’Iran
Nella recente visita di Netanyahu a Washington, Trump non aveva dato le risposte che l’alleato israeliano si attendeva (Orteca nell’articolo precedente. NdR): ha persino scoperto che l’amministrazione americana sta aprendo una trattativa con Teheran sul suo programma nucleare. L’idea di Netanyahu resta il bombardamento. Ma come ha clamorosamente dimostrato sulla questione dei dazi universali imposti e poi congelati, gli annunci di Donald Trump hanno una scadenza, come lo yogurt e i medicinali. Quello che dice il presidente degli Stati Uniti è sempre degno di nota ma se è Trump a dirlo, non va necessariamente preso alla lettera.
Crisi di onnipotenza
Così la guerra di Netanyahu non si limita a Gaza. C’è la Cisgiordania quotidianamente attaccata; l’occupazione di una parte rilevante del Sud della Siria; i bombardamenti in Libano che spesso colpiscono Beirut. La motivazione è garantire la sicurezza del paese: quasi sempre intesa come una necessità immediata, da raggiungere con gli ingenti strumenti militari a disposizione; quasi mai anche come un investimento sul futuro, accompagnato dalle armi della diplomazia e della politica. A Gaza Netanyahu si è rifiutato di proporre un ‘day after’ l’eventuale vittoria militare. Il trionfo della guerra del Sei giorni, nel 1967, fu folgorante. Ma il suo risultato, la conquista dei territori palestinesi, continua da cinquant’anni ad essere la causa primaria dell’insicurezza del paese.
Putin diplomaticamente meglio di Netanyahu
Rispetto a Netanyahu, Vladimir Putin mostra una maggiore capacità di sfruttare le ‘originalità’ di un personaggio come Donald Trump. Fra il presidente russo e quello americano, è notoriamente il primo ad essere il più abile, il vero politico. I bombardamenti sull’Ucraina sono ora più numerosi e mortali. Forse è l’avvisaglia di una grande offensiva di primavera; probabilmente i russi stanno solo utilizzando il tempo che Donald Trump e i suoi negoziatori continuano a regalare a piene mani a Putin.
Il tempo a favore russo
Se non la Storia, il tempo ora è certamente a suo favore. Pratap Bhanu Mehta, un grande accademico indiano della politica, sostiene che il nazionalismo russo mostrato da Putin, è il prodotto di un risentimento secolare, «dell’esperienza di un perenne divario fra l’immagine che il paese ha di sé e il suo potere effettivo». Bhanu Mehta è un altro esempio del segno dei tempi. Ha una cattedra a Princeton: è stato cacciato dall’Università Ashoka di Delhi dal sempre più aggressivo sistema di governo di Narendra Modi, un altro aspirante autocrate. Ora anche sulle accademie americane si stanno abbattendo le censure trumpiane.
Israele biblica
Bibi Netanyahu e il suo governo coltivano modelli biblici: Gaza viene assediata e il suo popolo ridotto alla fame e alla sete come i filistei. Miliziano di Hamas, donna, vecchio o bambino, ogni palestinese ucciso nella striscia è automaticamente un terrorista. Vladimir Putin nutre l’idea che la ripetizione di un imperialismo da XIX secolo, la conquista territoriale, abbia ancora una sua efficacia.
Le promesse di Trump
“In campagna elettorale Donald Trump prometteva che i due conflitti, Gaza e Ucraina, li avrebbe risolti in 24 ore. Ora invece anche lui, pensando alla conquista di Canada e Groenlandia, precipita nella Storia, convincendosi che l’America rivivrà quel “destino manifesto” che due secoli fa la portò alla conquista dell’Ovest. Il passato sembra dunque essere il nostro futuro.”
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Articolo di Ugo Tramballi dalla redazione di
18 Aprile 2025