Sull’antifascismo

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Verso il 25 Aprile

Essere antifascisti oggi non è un’opinione. È una necessità.

Non è una bandiera da sventolare, è una linea da tracciare. Netta. Senza ambiguità.
Essere antifascisti oggi è capire che la Storia non è finita, che il fascismo non è un ricordo in bianco e nero, ma un veleno che muta forma e risale dal fondo ogni volta che abbassi la guardia.
È schierarsi. Ogni giorno. Con le parole, con le scelte, con i corpi se serve.
Essere antifascisti oggi è un atto di gratitudine attiva verso chi ha scelto la montagna, la clandestinità, il piombo e il gelo, pur di non inchinarsi all’orrore.
Un atto di giustizia verso chi è morto perché noi potessimo parlare, votare, scioperare.

Il fascismo non è finito a Piazzale Loreto

Oggi indossa completi stirati, parla in nome della sicurezza, della famiglia, della patria. Odia i poveri, odia le donne libere, odia chi ama chi vuole, odia i senza voce. È razzista, classista, omofobo, patriarcale. E ha un sogno antico: silenzio e obbedienza.
Teme l’eguaglianza perché gli svela il proprio vuoto. Adora l’autorità purché lo sollevi dal peso di pensare. Vuole una sola persona al comando per la sua inettitudine.
Puoi illuderti che tutto questo non ti riguardi. Ma il fascismo non ha bisogno del tuo consenso. Gli basta la tua indifferenza. Chi oggi si rifiuta di dirsi antifascista, è solo un fascista in pausa pranzo.
La Resistenza non è finita.
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Alfredo Facchini