In piazza questo 25 Aprile per non rassegnarsi alla barbarie

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Roberto Bertoni da ARTICOLO VENTUNO –

In piazza questo 25 Aprile per non rassegnarsi alla barbarie

Una giornata di mobilitazione, di lotta, di passione politica e civile, di impegno democratico e di valorizzazione della Costituzione: questo è stato il nostro 25 aprile, che si sia andati a rendere omaggio ai martiri delle Fosse Ardeatine o a Matteotti, che si sia trascorsa la mattinata al Parco Schuster o che ci sia recati a Porta San Paolo nel pomeriggio. Chiunque sia stato in almeno uno di questi luoghi è un cittadino benemerito, e vale ovviamente anche al femminile.
“Ora e sempre Resistenza”, infatti, quest’anno più che mai significa non essere “sobri”, non rassegnarsi alla barbarie, non arrendersi all’orrore, non accettare alcun compromesso al ribasso, non smettere di essere testimoni del tempo e custodi della memoria e non lasciarsi strumentalizzare. Ci sarà modo, domani, per onorare il ricordo di Papa Francesco, che ci guarda da lassù con il suo infinito amore. Se c’è stato un Pontefice partigiano, del resto, questi è stato Bergoglio, in netto contrasto con molti dei sepolcri imbiancati che andranno a rendergli un omaggio ipocrita a San Pietro. Noi che gli abbiamo voluto bene per davvero non ci sentiamo minimamente in colpa per aver festeggiato l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo. Poniamo, anzi, l’accento sulla discutibile moralità di quanti si proclamano cattolici, cristiani ed evangelici, salvo poi violare tutti i principî della Costituzione e del Vangelo stesso.
Ci siamo sempre stati, ci siamo e ci saremo ancora: se ne facciano una ragione.
Abbiamo ascoltato e applaudito gli interventi di personalità come Francesca Albanese, la special rapporteur dell’ONU che, a proposito di Gaza, parla espressamente di genocidio, Luce Luciana Romoli, staffetta partigiana, e don Mattia Ferrari, custode della tradizione francescana, il sacerdote che a bordo di Mediterranea non si è limitato a salvare vite e a confortare anime ma ha dato al Dio d’Avvento predicato da Francesco un volto concreto.
Una splendida giornata, dunque, di lotta e di riscossa, proprio come ottant’anni fa, quando l’incubo era finalmente alle spalle ma c’era un Paese da ricostruire. Lo ha fatto allora la generazione di Aldo Tortorella, che ci manca come l’aria in questa celebrazione colma di dolore e di speranza; ora tocca a noi e ne seguiremo l’esempio. Perché la Resistenza non è soltanto una festa o l’epifania di un giorno ma una ragione di esistere, uno stile di vita, una concezione dell’umanità e del mondo. E noi, partigiani del Terzo millennio, intendiamo onorarla, a cominciare dal voto referendario del prossimo 8 e 9 giugno. 5 SÌ per un lavoro di qualità e per includere e accogliere degnamente chi nasce in Italia, qualunque sia l’origine dei suoi genitori.
Per la Costituzione, per la democrazia, per la Repubblica: il programma politico della Resistenza che, come vedete, è sempre attuale, messaggero di pace e di condivisione, contro tutti i fascismi e i loro squallidi epigoni.
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Articolo di Roberto Bertoni dalla redazione di
25 Aprile 2025