DI ANGELA AMENDOLA
È stata fatta una scoperta terribile in Canada. Una fossa comune con i resti di 215 bambini, nativi americani indiani, è stata trovata nelle vicinanze di una scuola residenziale cattolica. Lo riportano da giorni le agenzie di stampa.
Di alcune nazioni abbiamo sempre avuto un’idea prestabilita, ed è successo anche per un grande Paese come il Canada. Lo hanno presentato come un Paese che era ed è, molto rispettoso dei diritti umani. E invece alla fine si è scoperto che nella realtà questi diritti non valgono niente per i popoli aborigeni.
Lo testimoniano le politiche di integrazione imposte ai figli degli indigeni, strappati alle loro famiglie e internati in scuole religiose, le boarding schools, create agli inizi del Novecento. Vennero internati circa centocinquanta mila bambini, la metà scomparsa o deceduta come risulta da documenti degli inizi degli anni 70.
La ricerca è durata dieci anni per fare luce su questa drammatica pagina della storia canadese.
Da quando sono state rese note le notizie di tragedie, delle violenze, delle sterilizzazioni forzate, stupri e degli omicidi di migliaia di bambini indigeni nelle scuole religiose canadesi che dipendevano direttamente dalla Santa Sede, sono stati avanzati dubbi anche se si era davanti ad un genocidio. Ma tutti si sono chiesti, com’è stato possibile che nessuno tra religiosi, famiglie delle vittime e istituzioni, in tanti anni non abbiano mai denunciato le torture e gli omicidi commessi ai danni di migliaia di bambini.
Ma a testimoniate tutto c’erano le leggi in vigore, la Federal Indian Act del 1874, in vigore, ribadisce l’inferiorità legale e morale degli indigeni. Poi la legge del 1857, che obbligava le famiglie indigene a firmare un documento che trasferiva alle scuole cristiane tutti i diritti di tutela dei loro figli. Se si rifiutava c’era l’arresto.
Ma il trasferimento legale si trasformava anche in trasferimento dei beni dei bambini deceduti, così le scuole si sono appropriati di terre che poi rivendevano.
Cominciano a fioccare testimonianze, addirittura un bambino racconta che
a sei anni, vide una suora ammazzare una bambina. Era suor Pierre, ma il suo vero nome era Ethel Lynn. La bambina che uccise si chiamava Elaine Dik e aveva cinque anni.
“La suora la colpì con violenza dietro il collo tutti udimmo quell’orribile rumore. Morì proprio dinanzi a noi. Poi la suora ci disse di scavalcarne il corpo e andare in classe. Era il 1966.
Anche le sterilizzazioni sono state attuate nei confronti di interi gruppi di bambini indigeni quando questi avevano raggiunto la pubertà.
Quindi è probabile che grazie a queste leggi che dava certezza dell’impunità, ha permesso che orrendi crimini venissero considerati semplici effetti collaterali.
In molti erano coinvolti in questi crimini.
Un accordo fu in vigore per molti anni, i bambini venivano dati per la sperimentazione.
Gli esperimenti sui bambini sono stati confermati dalle testimonianze di sopravvissuti.
Le conseguenze di questo genocidio si continuano a manifestare sui sopravvissuti, attualmente vittime di assoluto degrado psicologico, sociale e ambientale, le cui condizioni sono definite da terzo mondo.