DI LUCA BAGATIN
La Cina, ormai potenza mondiale economica, non a caso è fra le più attaccate dagli Stati Uniti d’America, che hanno perso gran parte del proprio primato mondiale.
Assistiamo, dunque, a un nuovo anacronistico scenario da Guerra Fredda, che non fa bene a nessuno.
Non fa bene ai popoli del mondo in primis, che stanno da poco uscendo da una pandemia senza precedenti e ancora tutt’altro che emancipati socialmente, economicamente e culturalmente.
Il Partito Comunista Cinese ha organizzato – il 28 maggio scorso – un convegno mondiale online dei partiti politici comunisti (World Symposium for Marxist Political Parties), al quale sono intervenuti i leader di 58 partiti marxisti-leninisti provenienti dalle vare aree del pianeta.
Fra i presenti vale la pena ricordare i rappresentanti del Partito Comunista di Cuba, del Vietnam, quello del Sudafrica, del Nepal, degli USA e il Partito Comunista della Federazione Russa.
Al convegno è intervenuto anche il Segretario Generale del PCC, oltre che Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, il quale ha sottolineato come il marxismo sia “pieno di vitalità nella Cina del XXI secolo” e come esso sia “teoria scientifica che rivela i modelli alla base dello sviluppo della società umana”, rappresentando “il formidabile strumento teorico che usiamo per capire il mondo ed effettuare il cambiamento”.
Il Presidente Xi – invitando a “unirci e opporci insieme alla nuova Guerra Fredda” in quanto “il mondo vuole giustizia, non egemonia”, ha altresì sottolineato come sia necessaria una collaborazione fra tutti i partiti comunisti del mondo, secondo i principi di “indipendenza, uguaglianza, rispetto reciproco e non ingerenza negli affari interni altrui”.
Anche il responsabile delle relazioni internazionali del Comitato Centrale del PCC, Song Tao, ha messo in allerta i presenti sui rischi di una nuova Guerra Fredda, iniziata dagli USA e a cui anche l’UE sembra volersi appiattire.
Song Tao ha fatto presente come il socialismo, in Cina, abbia avuto successo, ricordando che “nei 70 anni sotto la guida del Partito Comunista Cinese, una media di oltre 10 milioni di persone ogni anno sono state sollevate dalla povertà”.
Prendendo la parola, il Primo Segretario del Partito Comunista della Federazione Russa, Gennady Zjuganov, ha affermato che “la Cina continua a sviluppare creativamente il marxismo-leninismo, imparando dai nostri errori durante il periodo dell’Unione Sovietica” e che “il mondo ha bisogno di cambiamenti radicali e le persone di tutti i Paesi hanno bisogno di un ordine e di un sistema internazionali nuovi di zecca”.
“Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli USA hanno rafforzato la loro egemonia, ma con l’ascesa della Cina sulla scena internazionale, l’imperialismo statunitense sta gradualmente scomparendo”, ha fatto presente il rappresentante del Partito Comunista del Cile, partito piuttosto favorito nei sondaggi alle prossime elezioni presidenziali nel Paese latinoamericano.
Interessante e conclusivo l’intervento dell presidente di Vatan Partiti, ovvero il Partito Patriottico turco (nazionalista di sinistra), Dogu Perinçek, il quale ha sottolineato come “è solo con il XX secolo che il socialismo scientifico ha abbracciato l’intera umanità e il fulcro della rivoluzione si è spostato verso le nazioni oppresse” e come sia importante la lotta degli Stati nazionali contro l’imperialismo.
Il comunismo, dunque, è tutt’altro che morto. Non è nemmeno più “uno Spettro che si aggira per l’Europa”, come scrissero Marx ed Engels, all’inizo del loro celebre “Manifesto del partito comunista”, ma un rinnovato movimento mondiale che, ancora oggi, rappresenta milioni di nuovi proletari. Alternativi a quel liberal-capitalismo che ogni cosa vorrebbe mettere in vendita. Persino la vita delle persone.
Luca Bagatin