DI MASSIMO RIBAUDO
Mi accorgo che ho trascorso la vita a studiare, analizzare e spiegare un qualcosa sulla quale è inutile provare a chiarire gli esatti termini del discorso. “Si, si. Ho capito”, mi dicono. Ma non hanno capito.
Sto parlando della politica. La politica come azione concreta umana, beninteso. Come atto di decisione: eh sì, l’aveva definita molto bene, la politica, il giurista e politologo Carl Schmitt.
Io sono un po’ preoccupato perché da una parte abbiamo due brave persone: Giuseppe Conte ed Enrico Letta. Due amministratori ai quali presterei la macchina. Ma non so quanto ne sappiamo di AZIONE POLITICA.
Dall’altra parte abbiamo gli opposti: Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i quali però sono finanziati e indottrinati da chi ha un preciso e chiaro PIANO DI AZIONE POLITICA.
Eliminare la modernità, o comunque plasmarla, indirizzarla, costringerla in un ordine sacro di gerarchia tra chi ordina e chi deve obbedire. Perché questo è il mondo antico, o classico: un preciso ordine, che si vorrebbe immutabile, di gerarchia del COMANDO.
Non si immagina quanti gruppi di potere e finanziari al mondo stanno cercando di realizzare questo obiettivo: riportare lo spirito dell’azione politica indietro di mille anni.
Non si può fare. Ma ci stanno provando.
Quando si dice che la volontà della maggioranza è la volontà degli italiani, già stiamo nel 1021. Non è così, non è vero, e bisogna opporsi in modo totale a questo principio.
La volontà della maggioranza è mutevole, contingente ed è solo un mero dato tecnico da inserire in una procedura complessa al fine di elaborare una decisione che deve essere in linea con i principi e le norme costituzionali e le leggi dello Stato.
Quelle appena enunciate sono quattro righe.
“Fai quello che dice il CAPO”, sono sei vocaboli. Semplici e chiarissimi. Ma molto pericolosi.
L’UNO contro il MOLTEPLICE.
Io sto dalla parte del molteplice.