NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI CHE DOPODOMANI E L’ALTRO ANCORA GIA’ SARAI DIVERSO

DI LIDANO GRASSUCCI

Eccolo domani, domani che è un domani strano, straordinario. Certo oggi si “chiacchiera” al tempo mio dovevi scrivere su un foglio tremendamente bianco, ostinatamente bianco.

L’esame di maturità è un muro che devi saltare a prescindere dalla altezza del salto.

Devi saltare che dopodomani e l’altro ancora già sarai diverso. Non sei più lo stesso. Che paura quella mattina, la strada era lunghissima, il cuore parevo di non averlo e l’emozione eguale l’avrei provata per cose assai diverse da questa. Ma quella mattina, faccio passi lunghi, ma cosa potrò mai scrivere, non sapevo nulla di niente e neanche qualcosa mi appariva. L’afa già arrivava e quella scuola era così lontana e di tempo per la paura ce n’era.

I nomi, i fogli, le facce di insegnanti austeri, abiti pesanti per far vedere che la scuola era una cosa seria. l’unico non adeguato ero io.

Eccolo il compito che “il buio della ragione genera mostri” e il mostro era quel foglio, avrei voluto sparire, avrei voluto stare da un’altra parte, ma chi me lo ha fatto fare.

Scrivo, prima parola. Inizio dai mostri o dalla ragione? Inizio da un inizio che poi cercheranno di capire come io sono, ma io ora non sono altro che questo terrore. Davanti a me i compagni stessa paura ma quello che ragionava per se fa lo stesso, quello che divideva “sparte” la sorte.

Inizio dalla ragione o dai mostri?

Ma i mostri non sono così male, eccoli sono farfalle. La ragione non è così bene è perfetto questo cannone, balistica, calibro e rinculo.

Scrivo che i mostri non sono poi così cattivi e la ragione anche quando è sveglia fa casino.

E scrivevo, scrivevo parola dopo parola. Dai vetri entrava il caldo, sudavo. Ma i mostri sudano? I ragionevoli stanno freschi?

Scrivevo di me in fondo, e di quanto vedevo in salita il passo, di come sarei caduto e in piedi e poi giù. Di come sarei stato sveglio e mostro in questa vita.

Uscii che erano quasi le tre, fatica infinita. Avevo scritto, cosa non so ma in fondo era questo. Poche ore e dovevo provare a scrivere non con le parole ma con i numeri e lì non sarebbero arrivati mostri ad aiutarmi ma la logica precisione di un illogico calcolatore sbagliato. Sarebbe stato un terreno minato e ancora oggi nelle notti lunghe sono lì con la funzione che non mi dice niente ed io sono impotente.

Indelebile questa storia, in fondo fu un pugno di giorni, una manciata di ore ma per sempre.

La vita poi venne con la sua vite e strinse il tempo al muro, si fece quadro. Mi capitò anche di stare dalla parte opposta, di essere giudicante e non giudicato ma anche qui ho peccato perché vedevo con gli occhi del timore di ragazzi e ragazze che dopodomani e l’altro ancora già sarai diverso.

Infinito ciclo.

Vi diranno che sarà facile, vi dirò che sarà impressionante perché il giudizio non sarà di chi avrete davanti ma di chi diventerete da grandi.