DI CLAUDIA SABA
La sentenza per la morte di Gaia e Camilla ha definitivamente condannato per omicidio stradale il figlio di Genovese.
5 anni e 4 mesi, questa è la pena che trascorrerà prima agli arresti domiciliari e successivamente in una struttura rieducativa.
Si chiude così la vicenda giudiziaria che inizia con la morte di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, 16 anni, a Roma nel tragico incidente stradale avvenuto il 22 dicembre del 2019.
Pietro Genovese, il ventenne che le investì ha concordato la pena nel corso del processo d’appello.
La condanna per Genovese è definitiva.
Nel processo di primo grado Genovese era stato condannato con rito abbreviato a 8 anni di reclusione.
Il pm Roberto Felici ne aveva chiesti 5.
L’accusa nei suoi confronti è di omicidio stradale plurimo.
“Abbiamo sempre voluto la verità e quella è rimasta. La colpa è solo del ragazzo, l’entità della pena non ci interessa, riguarda la coscienza dei giudici“, ha commentato la mamma di Camilla.
Il giudice ha disposto per il ragazzo l’obbligo di dimora a Roma con permanenza nel proprio domicilio dalle 22 alle 7. Non più solo domiciliari dunque.
Secondo i giudici l’obbligo di dimora può garantire adeguatamente “l’esigenza cautelare sociale”.
Si è tenuto conto che Genovese è incensurato e che durante il processo ha mantenuto un comportamento corretto.
Con la revoca della patente inoltre, anche volendo, non potrebbe mettersi alla guida di un’auto.
Genovese dovrà pagare le spese legali sostenute dall’associazione ‘Vittime della strada onlus’ e dall’associazione ‘Basta sangue sulle strade onlus’.
I danni alle famiglie delle vittime sono state risarcite dall’assicurazione.
I genitori delle due ragazze volevano la verità.
E l’hanno avuta.
Omicidio, perché di questo si tratta.
E dopo tante bugie su Gaia e Camilla, in qualche modo ritenute responsabili della loro stessa morte, almeno i giudici hanno stabilito la verità.
Noi invece, prendiamo atto che in questo paese la vita umana conta davvero poco.