DI LUCA BAGATIN
Il 31 luglio si sono tenuti, in varie città della Russia (fra cui Mosca, Kirov, Penza, Volgograd, Ekaterinburg, Brjiansk, Izhevsk, Ulyanovsk, Tuapse, Vologda, Krasnodar) picchetti dimostrativi – davanti alle sedi degli uffici del Ministero della Giustizia – organizzati dai militanti del partito nazionalbolscevico “L’Altra Russia di Eduard Limonov” per la “libertà di elezione”.
Nelle scorse settimane, al partito, infatti, è stato proibito – da parte del Ministero della Giustizia russo – di presentare liste elettorali per il rinnovo del parlamento russo, che si terranno il 17 – 18 e 19 settembre prossimi.
La motivazione è pittusto confusa e fa riferimento alle presunte accuse di “estremismo”, mosse peraltro anche ad altri partiti indipentendi, fra i quali il Partito Libertario e la destra liberale di Alexey Navalny.
“I nazionalbolscevichi sono l’unica forza politica che oggi, in condizioni di attiva pressione da parte dello Stato, si batte per l’ammissione di tutte le forze politiche nel partecipare alle elezioni!”, scrivono gli attivisti nei loro comunicati, scandendo slogan e striscioni che recitano: “Libertà di elezione per tutti, sempre e ovunque!”; “Ci sono elezioni, ma non c’è scelta!”; “Per elezioni giuste!”; “Le elezioni senza opposizione sono un crimine!”.
La data dei picchetti è significativa e scelta appositvamente, ovvero il 31 del mese, che richiama l’articolo 31 della Costituzione della Federazione Russa, che sancisce il diritto dei cittadini di riunirsi e organizzare picchetti, pacificamente.
Nei decenni scorsi lo scrittore Eduard Limonov, leader dei nazionalbolscevichi russi, aveva fondato il movimento “Strategia 31”, che aveva esattamente lo scopo di promuovere tale articolo, anche attraverso manifestazioni da tenersi ogni 31 del mese. Articolo sistematicamente violato dalle autorità governative.
Negli scorsi giorni, numerosi attivisti de “L’Altra Russia di Eduard Limonov” – che per la maggior parte sono giovani e giovanissimi – sono stati arrestati senza una valida motivazione e unicamente per aver manifestato il loro diritto ad essere presenti alle elezioni.
Alle presecuzioni politiche, del resto, sono abituati da decenni, pur nel drammatico silenzio sia dei media Occidentali che di quelli russi.
“L’Altra Russia di Eduard Limonov”, oltre che per la libertà di parola ed elezioni libere e senza brogli in Russia, si batte anche per la ricostituzione dell’URSS, per un sistema economico anticapitalista e per il socialismo popolare.
Un partito decisamente scomodo per l’Ovest e per l’Est.
Luca Bagatin