DI CRISTINA PEROZZI
5 agosto 1981. Viene abolito il matrimonio riparatore e tutto è partito da una donna. Grazie Franca Viola.
La legislazione italiana, in particolare l’articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore”, contratto tra l’accusato e la persona offesa, che annullava gli effetti penali di uno stupro se la vittima appunto avesse acconsentito a sposare il suo assalitore. Ma bisognerà aspettare fino al 1996 perché lo stupro venga riconosciuto legalmente come un reato contro la persona, e non contro la morale, e sanzionato in maniera più grave.
La violenza sessuale infatti era considerato un crimine fondato sull’ oltraggio alla morale pubblica, non contro la persona della vittima. L’articolo 544 del codice penale sarà abrogato con la legge 442, emanata il 5 agosto 1981 a sedici anni di distanza dal rapimento di Franca Viola che qui vediamo mentre veniva interrogata dopo il reato subito e che con coraggio rifiutò il matrimonio riparatore mandando il suo stupratore a processo.
Francesca “Franca” Viola, 19 anni, 5º elementare, disse durante il processo: «Io non sono di proprietà di nessuno, non possono costringermi a sposarlo. L’onore lo perde chi fa queste cose, non chi le subisce».
Bernardo Viola, padre di Franca, piccolo possidente agricolo, seminalfabeta: «Brava Franca, Tu metti una mano, io ne metto cento… Mia figlia non lo vuole e non lo sposerà mai… Adesso studia e cerca un lavoro…» Il padre di Franca contro tutto e tutti rimase sempre accanto alla figlia fino a dover emigrare altrove con lei a causa della sua scelta, una volta terminato il processo.
Oggi purtroppo spesso si assiste nei tribunali italiani ad una rivittimizzazione di chi ha subito uno stupro, che da persona offesa dal reato diventa una che se l’è cercata, magari bevendo o vestendosi in un certo modo, o perlomeno non ha fatto del tutto per evitarlo.