DI CLAUDIA SABA
Non sono brava a parlare di guerre.
Ma odio la devastazione che ha lasciato e continua ancora a lasciare.
Soprattutto tra i più deboli.
Vedere questa immagine che copre e cancella le donne, mi provoca un dolore inimmaginabile.
“Coprire”, coprirci per non mostrarci, non provocare, diventare invisibili.
“Morte” che camminano solo se accompagnate.
E i morti si sa, non parlano, non respirano, non possono guardare ne’ vedere…
Sono tra noi ma sono altrove.
Questo è il risultato della crudeltà umana spinta all’ennesima potenza.
Che non ha nulla a che vedere con la religione, ma solo con l’arroganza di un popolo disumano appoggiato da tanti “grandi popoli” che si professano civili ma che di civile non hanno proprio nulla.
USA in primis.
E tutti gli altri, allineati come manichini.
Disgusto.
Popoli così civili che per “interesse” hanno portato la disumanizzazione ovunque.
Sono disgustata da chi ha permesso che accadesse tutto ciò sotto mentite spoglie.
Come Lucifero spacciatosi per un angelo.
E sappiamo bene come è andata a finire.
Oggi non credo più nel paradiso e neppure all’inferno.
L’inferno è qui, tra mostri che si fingono agnelli sacrificando la carne altrui.
Quella delle
donne che pagheranno, come sempre, con la morte.
Dell’anima prima che fisica.
Questa è l’ora più buia per l’Afghanistan.
Per le donne, le bambine e per tutte le donne del mondo.
E non si può stare in silenzio.
Serve rumore, un rumore che non vedo.
Solo confusione.
Quella che ha generato mostri, che ha avallato pseudo salvatori da strapazzo, che ha permesso lo sperpero di soldi per fornire armi da guerra a talebani e adepti.
Confusione.
Che cede ancora la scena a personaggi inqualificabili.
53 morti e 700 feriti.
9 miliardi di euro spesi.
Questo è il macabro bilancio italiano in Afghanistan.
La morte fisica e spirituale delle donne sarà invece, enormemente superiore.
Ma per qualcuno, per quelli a cui certi giornalisti ancora si inginocchiano, si tratta di un “neo-rinascimento”.