DI PIERLUIGI FERDINANDO PENNATI
Se ancora ne serviva una prova credo che ieri sia stata servita su un piatto d’argento: il fascismo è tra noi e dilaga liberamente.
Quella andata in scena a Roma ieri non era una farsa, una allegoria, una celia, un gioco goliardico, ma una vera e propria dimostrazione di come stanno le cose, quello attaccato, pacificamente o meno, era ed è ancora il simbolo della democrazia sindacale e delle lotte dei lavoratori per il riscatto della loro dignità in Italia.
Non difendo la CGIL di oggi, ma non può essere considerato un caso che, approfittando della numerosità di un corteo riunito per altri scopi, esponenti di movimenti che si dichiarano di ispirazione fascista abbiano voluto compiere un gesto fortemente simbolico nelle intenzioni e poi ovviamente degenerato: l’occupazione del simbolo per eccellenza del sindacalismo italiano.
Non difendo la CGIL di oggi, ma non possono essere attaccati i simboli della democrazia italiana in questo modo restando immobili, i patrioti partigiani hanno dato la loro vita per difendere la democrazia ed il lavoro, valori sui quali si basa la nostra repubblica: “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Democrazia e lavoro, un binomio inscindibile che non può essere messo in discussione e non può essere confuso con l’aggressione a singoli soggetti come il segretario di un sindacato o l’organizzazione che rappresenta nel presente.
L’edificio aggredito non è un comune edificio, esso non è solo la moderna sede di un sindacato, ma è proprio quello usato dal 1937 quale sede della Confederazione Fascista dei Lavoratori dell’Agricoltura e poi diventato sede della CGIL nel 1944, unico sindacato allora esistente nella nostra nazione in continuazione ideale con quella Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) del 1906 che fu sciolta durante il fascismo, diventando al tempo stesso simbolo di riscatto dei lavoratori tutti e di riconquista nazionale.
Nessun altro palazzo in Italia ha una carica simbolica così grande: la democrazia che vince sul fascismo ed oggi il fascismo che la attacca per rivendicarne uno pseudo diritto di nascita.
I leader di Forza nuova, forse gli unici che hanno studiato la storia, conoscevano certamente il suo valore rendendo l’aggressione di ieri non casuale, mentre le grida contro il sindacato ed il suo attuale segretario possono essere derubricate a stupido e cieco squadrismo di autodichiarati fascisti che probabilmente non sanno nemmeno leggere dei testi completi.
Per questo non solo va condannato il gesto, ma va urgentemente elaborato un piano che porti maggiore democrazia ed unità di intenti nel sindacalismo oggi, diventato troppo spesso a propria volta impresa. Serve una legge sulla rappresentanza, subito, serve un sistema di relazioni democratiche dirette e proporzionali, subito, serve una risposta immediata e di base, dalla base e per la base, alle aggressioni alla democrazia di base e tutte le forze politiche che sono realmente democratiche, che siano esse a sinistra al centro o addirittura a desta, devono collaborare.
La scusa che la sola CGIL sia il sindacato dei lavoratori non regge più, non è la CGIL ad essere stata aggredita ieri, quella che è stata aggredita è la democrazia sindacale nel suo complesso che vede comunque ancora un simbolo in ciò che la CGIL di Di Vittorio, ormai estinta in favore dell’impresa moderna CGIL, ancora rappresenta nell’immaginario collettivo.
Non difendiamo la CGIL impresa, difendiamo l’idea dalla quale è nata la CGIL, ovvero la democrazia e la lotta dei lavoratori per il loro riscatto e la loro dignità, subito!