DI LUCA BAGATIN
Già nell’aprile 2021, il Parlamento Europeo, attraverso una mozione presentata e sostenuta dall’estrema destra, ovvero dal Partito Popolare, dai liberali e dai conservatori (in primis il partito spagnolo VOX) avrebbe voluto il rilascio di Jeanine Añez, ex senatrice liberale, condannata in Bolivia con l’accusa di golpe, cospirazione e associazione a delinquere.
Oggi, VOX e l’estrema destra del Parlamento Europeo (il gruppo dei Conservatori e Riformisti, di cui fa parte anche il partito della Meloni), propongono addirittura di assegnare alla Añez, il “Premio Andrei Sacharov” per i diritti umani.
Jeanine Añez, autoproclamatasi – nell’autunno 2019 – Presidente ad interim della Bolivia, a seguito del golpe violento che ha portato all’esilio del Presidente eletto Evo Morales, secondo un rapporto dettagliato del Parlamento boliviano, è accusata di genocidio, essendo responsabile dei massacri avvenuti a Senkata e Sacaba, durante le relative proteste contro il suo governo illegittimo. Massacri che hanno colpito in particolare la popolazione di origine indigena.
Fra i nominati al “Premio Andrei Sacharov”, da parte del Partito Popolare, l’oppositore russo di destra Alexei Navalny; da parte dei socialisti e dei verdi, le 11 donne afgane che hanno combattuto per i diritti nel loro Paese; mentre, da parte della Sinistra Unitaria Europea, è stata candidata Sultana Khaya, attivista dei diritti umani nel Sahara occidentale.
Il “Premio Sacharov per la libertà di pensiero”, istituito dal Parlamento Europeo, sin da tempi non sospetti, ha più una valenza politica che di riconoscimento effettivo dell’attivismo nell’ambito dei diritti umani.
Spesso sono infatti stati premiati, nel recente passato, esponenti dichiaratamente filo statunitensi, anticomunisti o di destra, come ad esempio i controrivoluzionari cubani o l’opposizione antisocialista in Venezuela.
Luca Bagatin