DI LUCA BAGATIN
Mentre in Europa si parla unicamente del premio Sacharov dato dal Parlamento Europeo (per volontà del Partito Popolare e della destra) all’oppositore di destra Alexei Navalny, tutto tace sui giovani attivisti del partito nazionalbolscevico “L’Altra Russia di Eduard Limonov”, in carcere e in sciopero della fame da dieci giorni.
Gli attivisti Kirill Imashev, Sergey Demidov, Yevgeny Nekrasov, Stepan Yurchenko, Nikita Bayanov e il simpatizzante Maxim Kamensky, erano infatti presenti alla manifestazione antigovernativa organizzata dal Partito Comunista della Federazione Russa a Eketerinburg il 25 settembre scorso, la quale aveva lo scopo di denunciare i brogli elettorali delle elezioni parlamentari, tenutesi dal 17 al 19 settembre.
L’accusa mossa agli attivisti del partito di Limonov è quella aver esposto il simbolo del loro partito, ovvero una granata con al centro un fulmine, che le autorità di Ekaterinburg hanno ritenuto – in modo totalmente pretestuoso – essere “proibito” in quanto estremista.
Tale simbolo non solo non è proibito, secondo la decisione ufficiale dei tribunali nazionali russi, ma il partito “L’Altra Russia di Eduard Limonov” – nonostante le autorità gli abbiano sempre impedito la presentazione alle elezioni, con le motivazioni più disparate – è un partito riconosciuto a tutti gli effetti non è né mai stato considerato estremista o eversivo.
Il partito di sinistra patriottica, fondato dallo scrittore Eduard Limonov nel 2010, peraltro, ha sempre organizzato manifestazioni e volantinaggi totalmente pacifici e legali e ha sempre usato metodi di lotta nonviolenti.
Nonostante ciò, le autorità hanno condannato gli attivisti a 140 giorni di carcere.
Da dieci giorni in sciopero della fame per protestare contro l’inguista carcerazione, gli attivisti nazionalbolscevichi stanno vedendo peggiorare le loro condizioni di salute e, nei giorni scorsi, numerosi compagni di partito hanno organizzato, in numerose città russe, picchetti dimostrativi per chiederne la scarcerazione.
Le decisioni delle autorità sembrano volere, ancora una volta, tentare di mettere fuorilegge il partito fondato da Eduard Limonov, come già venne fatto con il suo Partito NazionalBolscevico nel 2007. Partito peraltro apprezzato anche dalla compianta giornalista Anna Politkovskaja, la quale, nei suoi articoli, ne ha sempre difeso a spada tratta gli attivisti (già allora continuamente arrestati) e le loro battaglie.
Da sottolineare che proprio alla metà di settembre, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la giustizia russa per violazione dei diritti umani, proprio per aver reso illegale il Partito NazionalBolscevico, in quanto non poteva affatto considerarsi eversivo o estremista.
La Corte di Strasburgo ha peraltro, contestualmente, stabilito un risarcimento da corrispondere ai militanti anziani del PNB (molti dei quali oggi militano nell’Altra Russia), oltre che ai figli adolescenti del defunto scrittore Limonov.
Sulla storia del Partito NazionalBolscevico, di Eduard Limonov e del partito “L’Altra Russia”, chi vi scrive ha, proprio in questi giorni, dato alle stampe un saggio dal titolo “Il partito dei giovani proletari – Il nazionalbolscevismo e l’Altra Russia di Eduard Limonov”, edito da NovaEuropa. In modo da far conoscere e approfondire una fra le realtà che maggiormente si sono opposte allo stato di polizia putiniano e all’oligarchia liberale post-sovietica.
Luca Bagatin