DI VINCENZO G. PALIOTTI
Poiché la discussione assume ormai toni insostenibili, anche conditi da insulti che sono contro il dibattito civile. E’ bene fare chiarezza, per sgombrare il campo dalle solite illazioni e considerazioni stupide, sul voto del prossimo referendum, il come si vota ed il perché si vota in una certa direzione.
Ecco prima di tutto, bisognerebbe mettere da parte l’appartenenza politica, dare retta cioè alle proprie convinzioni personali, secondo coscienza civica che ognuno si è creata nel corso del tempo. L’appartenenza non deve voler dire garanzia di “fedeltà cieca”, che significa perdere la propria identità, anzi regalarla a chi è per il SI e/o per il NO, o solo perché lo dice uno dei leader in competizione.
Non si dovrebbe votare su una cosa così importante come modificare la Costituzione per seguire le “strategie di bottega”. Gli interessi di bottega, che quasi sempre sono in cerca del consenso, vanno messi da parte in queste circostanze. Rubo una frase dal film “Le mani sulla città” di Francesco Rosi, citata da un consigliere comunale che si opponeva alla nomina di un faccendiere ad assessore nel comune di Napoli: “Di fronte a questioni così gravi un uomo deve rispondere alla propria coscienza morale, al di sopra di ogni considerazione politica o di partito”.
E’ questo non è neppure da considerare un “voto utile”, anche questo è una forma di spersonalizzazione, è solo sentirsi veramente coscienti e responsabili di che cosa si fa. Questo dovrebbe valere per chi e per il SI e per chi è per il NO.