LA RAGAZZA A CUI I SOLDATI D’EUROPA HANNO NEGATO L’ACQUA E IL SERGENTE NELLA NEVE

 

DI LIDANO GRASSUCCI

Una bimba chiede acqua a dei soldati, davanti al filo spinato. Loro non rispondono, non si muovono: la lasciano alla sua sete. Fermi a difendere… la loro solitudine, armati fino ai denti. Lei, la bimba scappa da una guerra, i soldati difendono un egoismo, quello nostro di grassi e, per questo, brutti europei.

Ecco, noi, noi europei siamo “difesi” da quei soldati, loro dietro il filo spinato sono la libera Europa chiusa e sorda nelle sue paure. Noi i più ricchi del pianeta non abbiamo un goccio d’acqua per una bambina.

Un poco di anni fa, li c’era una guerra e Mario Rigoni Stern racconta, ne Il sergente nella neve, questa storia. Una storia con dei soldati anche qui, armati l’un contro l’altro, nemici. Era la seconda guerra mondiale e noi, noi italiani, volevamo “invadere” la Russia.

“Corro e busso alla porta di un’isba (tipica abitazione rurale russa). Entro. Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria. “Mnié khocetsia iestj” (“datemi da mangiare”) dico”.

“Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d’ogni mia boccata.
“Spaziba” (“grazie”) – dico quando ho finito.
E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto.
“Pasausta” (“prego”) – mi risponde con semplicità”.

“I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel vano dell’ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è venuta con me per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco”.

Così è successo questo fatto.

Il nodo è che è successo davvero, quando gli uomini si riconoscevano. In quella isba davanti alla minestra non c’erano soldati, ma contadini.

Ora davanti alla bimba c’erano “mostri”.

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