DI LUCA BAGATIN
Sindacati di base in piazza, questo weekend, in 25 capoluoghi italiani, contro le misure di macelleria sociale del governo Draghi. Circa 2.000 persone a Roma.
In realtà non tantissime, ma sembrano essere finiti i tempi nei quali si scendeva in piazza, in Italia, per lottare per i propri diritti e la propria dignità.
Sembrano finiti i tempi nei quali il sindacato era unitario e lottava a fianco dei lavoratori.
E sono totalmente finiti, da decenni, gli anni nei quali in Parlamento vi era un forte Partito Socialista e un forte Partito Comunista, di ispirazione operaia e proletaria.
Se, sino a pochi anni fa, il centrodestra e il centrosinistra fingevano di combattersi, oggi, il governo italiano, è ormai palesemente espressione di tutto l’arco parlamentare, retto da una destra e da una sinistra liberal-capitaliste: dal Pd alla Lega, passando per i Cinque Stelle e la benedizione “esterna” di sorella Meloni.
Eppure, fra tutta questa indifferenza collettiva e questo governo con tutti dentro, almeno il sindacalismo di base e diverse sigle di area comunista, sono scese in piazza, cogliendo nel segno le vere necessità del Paese.
Chiedendo cose che, in Paesi seri e ove il sindacato è conflittuale (come ad esempio in Francia, Russia o in America Latina), avrebbero mobilitato il Paese intero, bloccandolo per mesi. Con scioperi e manifestazioni ad oltranza.
In Francia, del resto, questo hanno fatto i Gilet Gialli, che sono riusciti a bloccare gran parte delle controriforme di Macron e hanno avuto il sostegno del mondo della cultura e del cinema francese.
E altrettanto è accaduto in Russia, nella quale comunisti e nazionalbolscevichi hanno organizzato manifestazioni ad oltranza, subendo spesso arresti antidemocratici.
Ma, venendo a noi, cosa ha chiesto e chiede in sostanza, il sindacalismo di base?
-
No ai licenziamenti e alle privatizzazioni
-
Lotta per il salario e il reddito garantito
-
Cancellazione della Legge Fornero
-
Contrasto al carovita e ai diktat dell’Unione Europea
-
Rinnovi contrattuali e lotta alla precarietà per la piena occupazione
-
Forti investimenti per scuola, sanità, trasporti, previdenza pubblica e casa, contro le spese militari e le missioni all’estero, a favore di una necessaria spesa sociale
-
Per un fisco equo che aggredisca le rendite e riduca le disuguaglianze sociali.
Il minimo che dovrebbero chiedere lavoratori, sfruttati, precari, persone comuni vessate da bollette sempre più care e imposte che vengono alleggerite solo per le classi medio-alte.
Ovvero solo per quelle classi garantite e rappresentate dal governo Draghi.
La pandemia avrebbe dovuto e dovrebbe aprire gli occhi, relativamente a un sistema liberal-capitalista oligarchico e fondato su una crescita economica ormai insostenibile e su un altrettanto insostenibile sistema tecnologico-industriale..
In Europa e, in particolare in Italia, rimaniamo sordi e ciechi di fronte a tutto cio.
E, temo, le cose andranno sempre peggiorando.
Rimaniamo sordi e silenti. Non siamo consci dei nostri diritti. La scuola è da tempo allo sbando, livellata verso il basso e il sistema consumistico, televisivo e pubblicitario commerciale non ci permette di riflettere sulla nostra stessa condizione.
Condizione di precariato sociale, di sfruttamento inconsapevole, di eterna illusione edonistica.
Ci crediamo liberi e eguali, mentre siamo “liberi” solamente di consumare e siamo “eguali” solamente perché va di moda il linguaggio politicamente corretto.
Ma, nella sostanza, non siamo né l’una, né l’altra cosa.
In tutto ciò, non stupisce affatto che tutti i partiti nel Parlamento italiano, abbiano votato contro lo status di rifugiato politico a Julian Assange.
La democrazia è ormai sempre più lontana.
Luca Bagatin