DI LIDANO GRASSUCCI
Debbo fare pubblica ammenda, perché tempo fa scrissi che Latina non aveva una canzone a lei dedicata. Mi sbagliavo, la memoria ormai mi fa difetto per età e per antichi vizi che pago al presente, ma che fa essere umani è eccezionale con le sue banalità e eccezionalità. Latina ha una canzone scritta da Orazio De Maio, uno dei maestri di musica della città giovane.
“Bella Latina” è il titolo, sospesa tra lirica e canzone all’italiana e lo stornello ha la sua, giusta, dose di retorica e mira alla lacrima. Tipo mi porti un bel fiore a Firenze:
“Bella Latina sbocciata come un fior sul verde piano
sei la regina cui fa da serto l’ondeggiar del grano,
il vento a sera ti porta la salsedine del mare
Tu fai sognare tu fai sognar l’eterna primavera”.
Questo è il ritornello, ci sono versioni della banda Rossini veramente belle. Pensavo a queste parole mentre in auto facevo un tratto di strada in questa giornata assolata di dicembre tra i campi che si difendono ancora dalla banalità delle villette costruite ovunque che stanno al piani come l’acque al viso degli adolescenti.
Quel sole faceva tiepida la giornata ed è vero che hai il sale del mare e quell’aria pulita di monte in un unico raro.
Per quelle associazioni strane mentre penso a questo pezzo mi trovo a canticchiare Dolce Italia di Eugenio Finardi:
“Ma in Italia oh dolce Italia
In Italia é già primavera
In Italia oh dolce Italia
La gente é più sincera, la vita é più vera”
Qui è già primavera. Latina oggi fa festa, io da setino non posso unirmi a voi nel giubilo ricordando il “ratto delle terre” che l’ha preceduta, ma ammetto una canzone è stata scritta su Latina e quella eterna primavera è cosa che ti entra dentro.
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