DI CLAUDIO KHALED SER
E’ un po’ come girare l’angolo, imboccare una strada nuova senza sapere dove ci porterà; presi dalla curiosità e nello stesso tempo da un sottile disagio, tipico di una nuova avventura.
Così é il nuovo anno, un nuovo percorso fatto di giorni che abbiamo prima di tutto il dovere di spendere al meglio. Senza lasciare indietro nessuno.
Il mio primo pensiero é per loro; per tutti coloro che la vita ha messo ai margini, per chi vive sui limiti, per quelli che si chiedono il perché di una sofferenza, di una vita consumata negli stenti e nel disagio. I miei fratelli “indietro”.
E’ mezzanotte sulle panchine di un giardino, tra i cartoni accatastati sotto i ponti, nei tunnel scuri di una stazione, nei centri di una accoglienza che non accoglie ma accatasta Persone per levarle dai nostri occhi inquieti.
E’ mezzanotte sulle barche che lasciano le rive in cerca di altre sponde, dove Persone cercheranno tra la sabbia quell’Umanità negata, e, come spesso accade, scivoleranno da un dolore all’altro.
Il dolore di non essere.
E’ mezzanotte tra chi ha sbagliato e sconta il suo errore in una cella;;morso più dai rimpianti che dai rimorsi, pagando il prezzo di una vita sbagliata che difficilmente sapranno correggere.
E’ mezzanotte tra quelle mura “amiche” dove un’altra donna sarà vittima del possesso, come se fosse cosa e non Persona, come se la sua di vita non fosse altro che una catena, prigioniera di un amore malato che nulla ha a che spartire con l’amore.
E’ mezzanotte per tutti, anche per noi che assistiamo giorno dopo giorno al lento consumarsi di una vita nel letto di un ospedale, ai rantoli di chi chiede di “farla finita” ed invece dovrà ancora continuare a soffrire perché gli viene negato perfino il diritto di morire.
E’ mezzanotte.
E questo buio ci accompagnerà nonostante l’alba, nonostante tra poche ore sorgerà un sole a darci l’illusione della luce. Dobbiamo spezzare questa oscurità, illuminarci per illuminare, ricorrere alla speranza che un gesto, anche il più piccolo ed insignificante dei gesti, può portare sollievo, può aiutare chi é rimasto indietro.
Non dobbiamo essere indifferenti all’altrui disperazione, ciechi e sordi verso coloro che, seppure muti, ci chiedono aiuto.
Ascoltiamo i loro occhi.
Guardiamo alle loro tristezze.
Usiamo il nostro impeto, per spazzarle via.
Mettiamo tutto il nostro coraggio per sconfiggere un destino che li rende vittime, che li abbandona. Riaccendiamo la speranza e stringiamo quelle mani per farli sentire vivi, regalando loro un motivo per continuare a vivere.
Il mio augurio per tutti noi, cari amici, é di esserne capaci, di avere questo coraggio, di possedere questa forza.
E’ questa la strada che abbiamo davanti. Fatta di pietre, di difficoltà, di incertezza. Ed é qui, su questo selciato che dobbiamo dimostrare tutto il nostro valore.
E’ tra le barricate che la vita ha costruito che dobbiamo riscoprirci piccoli eroi.
E’ con loro che dobbiamo imparare a camminare.
E allora sarà un anno nuovo, dove vinceranno i colibrì con le loro piccole gocce d’acqua nel becco.
Vi auguro e mi auguro questa forza, affinché nessuno sia lasciato indietro.
Il coraggio di dare.
La cosa più bella che possiamo fare é regalare parte di noi a chi non ha nemmeno se stesso.
E’ vedere un bambino tornare a sorridere, regalargli una speranza di vita affinché lui stesso un domani ,possa regalarla agli altri.
Costruire un futuro sulle pietre della “misericordia” e non sulla sabbia dell’egoismo.
E’ mezzanotte,
Facciamo che non lo sia per sempre.
Vi abbraccio ed in questo c’é tutto il mio affetto per voi e tutta la mia speranza per un giorno nuovo, che sia nuovo davvero.