DI VIRGINIA MURRU
Il primo gennaio 2002 è per ovvie ragioni una data storica, una pietra miliare nel travagliato percorso della valuta europea. 12 Paesi membri dell’Ue utilizzavano per la prima volta la moneta unica: l’Euro. Ma è una storia che parte da lontano, e ha almeno 10 padri fondatori, tra i quali Jacques Delors, Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi, il belga Germain Pirlot, al quale si deve l’invenzione del nome attribuito alla moneta comune.
L’euro entrò in vigore il primo gennaio di 20 anni fa, e il suo corso legale terminò tuttavia il 28 febbraio.
Era stato Pierre Werner, ex premier del Lussemburgo a tracciare le fondamenta dell’Eurozona, nel lontano 1969, con un memorandum della Commissione europea, il cui oggetto si riferiva al ‘Coordinamento delle politiche economiche e cooperazione monetaria nell’ambito della Comunità Europea’.
E sempre nel 1969 fu il Consiglio Europeo a delegare Werner di gettare le prime basi per il percorso verso l’unione monetaria, tramite una politica comune dei tassi di cambio, in quel periodo piuttosto volatili, considerato che ogni Paese aveva la sua divisa. Fu infatti lo statista lussemburghese, con il cosiddetto ‘rapporto Werner’, a stabilire il ‘fixing irreversibile dei tassi con la totale liberalizzazione dei movimenti di capitale’. Erano i primi passi di una strada tempestata di ostacoli (caratterizzata da divergenze tra gli Stati membri), e sarebbero occorsi più di 30 anni per l’istituzione della valuta comune.
E’ doveroso ricordare che fu proprio sulla linea tracciata dal Rapporto Werner che si siglò poi il Trattato di Maastricht (7 febbraio 1992).
Dieci anni più avanti, tuttavia, nel 1979, si raggiunse un traguardo importantissimo: fu istituito il Sistema Monetario Europeo (Sme), relativo all’European Exchange Rate Mechanism, e dell’European Currency Unit, ovvero Ecu, valuta virtuale che si riferiva alla media ponderata delle divise della Comunità, in spiccioli precursore dell’Euro.
L’iter di istituzione della moneta unica è pertanto piuttosto lungo e tormentato, e del resto con i Paesi membri dell’allora Comunità Europea, arroccati nei loro nazionalismi, non poteva essere un obiettivo da raggiungere in tempi brevi. Si è abbandonato il tunnel delle incertezze e temporeggiamenti negli anni ’90, quando si è compresa veramente l’importanza di questo passo decisivo per l’economia dell’Unione.
Il primo gennaio 1999 si è cominciato a introdurre l’euro come moneta virtuale, utilizzata per lo più dai mercati finanziari e istituti di credito. L’utilizzo ‘fisico’ dell’Euro, quale moneta comune dei 12 Paesi che entrarono a fare parte dell’area euro, iniziò nella storica data del primo gennaio 2002.
Dell’Eurozona facevano parte l’Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Finlandia, Grecia, Irlanda e Austria.
L’ingresso dell’Italia nella lista dei 12 fu tutt’altro che scontato, per le vicissitudini che caratterizzarono quegli scenari fu anzi quasi rocambolesco, e qualche cenno potrebbe essere opportuno in tale contesto.
Protagonista di queste battaglie fu Carlo Azeglio Ciampi. Sul finire del 1992, allorché esplose la crisi valutaria, innescata dall’esito negativo del voto, in seguito alla consultazione referendaria in Danimarca (sul Trattato di Maastricht), l’Italia e Gran Bretagna si ritrovarono fuori dallo Sme, ossia dalla griglia dei cambi relativa al Sistema Monetario Europeo.
Ciampi rivestiva allora il ruolo di Governatore della Banca d’Italia, e fece tutto ciò che era possibile per legarsi alla locomotiva del sistema monetario dell’Unione: restarne fuori avrebbe significato davvero essere esclusi dalle più importanti strategie economiche e finanziarie.
La posta in gioco era grande. In un meeting avvenuto sempre nel ’92 a Parigi, sottolineò che lo Sme doveva essere interpretato come il ‘la’ di un disegno monetario più ampio, ossia la valuta unica, dunque non era giusto che l’Italia, Paese fondatore e firmatario dei Trattati di Roma nel 1957, che istituiva la Comunità Economica Europea, ne restasse fuori. Nel 1996, in qualità di ministro del Tesoro, Ciampi lottò strenuamente per fare rientrare l’italia nello Sme, mentre dietro le quinte le principali economie dell’Unione intrecciavano accordi per un’unione monetaria destinata a pochi Paesi.
Ciampi riuscì a vincere la battaglia dell’integrazione del Paese nel sistema, ma non fu affatto semplice, nonostante il sostegno dell’allora direttore generale al Tesoro, che era Mario Draghi. Ciampi dimostrò fermezza e inflessibilità davanti agli omologhi europei dal ’96 al ’98, e la notte del 24 marzo 1998, occorse il pugno di ferro e l’intransigenza di entrambi per bypassare l’ostilità di alcuni esponenti dell’Unione.
I tedeschi (e olandesi) fecero di tutto per cambiare le carte in tavola, e tentarono d’imporre un cambio eccessivamente sopravvalutato, che avrebbe danneggiato sicuramente le esportazioni italiane. Sia la Germania che l’Olanda pretesero un cambio di 925 lire per marco.
Secondo le cronache dell’epoca, Carlo Azeglio Ciampi, alcuni giorni prima dello storico e decisivo incontro per le sorti dell’Italia (24 marzo ’98), aveva reso note le sue intenzioni di lottare per la riammissione nello Sme dell’Italia (e quindi in Eurozona) al sottosegretario al Tesoro tedesco, Jurgen Stark, il quale gli assicurò il suo sostegno allorché ci fosse stato l’incontro decisivo.
Ciampi non si lasciò travolgere e riuscì a spuntarla alle sue condizioni, ma intanto, nello stringere le mani ai rappresentanti degli altri Paesi membri, quando il tedesco Stark gli porse la sua lo ignorò, confermando le doti di grande negoziatore, orgoglioso del proprio Paese.
Da allora, per dirla con un luogo comune, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia.
In un post su Twitter, la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha sottolineato che “l’Euro da 20 anni è un forte simbolo di unità”. Intanto sono in arrivo le nuove banconote, e sta per prendere l’avvio il semestre francese. Da ieri, infatti, il presidente francese Emmanuel Macron ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea.
“La nostra unità è anche la nostra forza, l’Euro è una delle valute più potenti al mondo, tutti noi ricordiamo la prima volta che abbiamo tenuto in mano una banconota in euro. L’Euro riflette anche i nostri valori, quale moneta globale per gli investimenti sostenibili.” – Ha aggiunto la presidente della Commissione europea.
Oggi l’euro è la moneta ufficiale in 19 Paesi membri dell’Ue, ancora affronta le sue sfide, nonostante le conseguenze di una pandemia che è stata devastante anche sul piano economico per l’Europa e tutto il pianeta. La moneta unica del resto ha già affrontato diverse crisi, non ne è venuta fuori indenne, ma ha proseguito il suo corso, mantenendo comunque la sua stabilità.
“L’Euro è irreversibile” – ha sempre sostenuto il premier Mario Draghi, nel corso della sua presidenza alla Bce.