DI MARIO PIAZZA
La lingua italiana è ricca di aggettivi ma per ignoranza o per pigrizia non solo facciamo fatica a usare quelli giusti ma leggendoli e ascoltandoli lasciamo che quelli sbagliati proiettino una luce impropria sul loro destinatario.
E’ il caso di furbo (scaltro, astuto, malizioso) e intelligente (penetrante, perspicace, acuto), due aggettivi per nulla intercambiabili che vedo oggi spesi a casaccio sulla polemica a distanza tra Renzi e D’Alema. Furbo il primo e intelligente il secondo.
Renzi a dettar legge nel suk, nel bazar affollato di venditori di tappeti, di incantatori di serpenti, di danzatrici del ventre e di borsaioli che è il centrosinistra post ideologico. D’Alema come Cincinnato relegato in campagna, pedestremente e superficialmente marchiato a fuoco dal bombardamento di Belgrado e da una barca a vela, che lancia inutili segnali.
Che sia la furbizia a vincere sull’intelligenza non mi stupisce, a uccidere anche l’ultima residua speranza di riscatto è vedere un presunto intelligente come Enrico Letta ammiccare in direzione di quel furbo che già una volta gli ha scavato la fossa.