DI LIDANO GRASSUCCI
Mio padre era burlone in un paese di burloni. E tra i burloni si giocava a diffondere paradossi su cui costruire storie possibili. Questa storia me la ricorda Domenico Guidi ma il mandante è Titta Giorgi. Loro mi mandano l’input davanti al mio commento di un quadro di Antonio Ligabue. “Devi commentare la donna nuda con le mani in tasca”.
E mi ricordano di papà che dava ragione per burla ai terrapiattisti sostenendo la teoria che se la terra fosse rotonda quando siamo dalla parte sotto il brodo dovrebbe cadere dal piatto, e invece resta lì.
Così quando si parlava di film, lui citava la sua personale cineteca con titoli come “la fuga del cavallo morto” o “cancelli sul mare”.
Così nell’arte segnalava quel capolavoro del nudo che era “la donna nuda con le mani in tasca”. Al suo raccontare restavamo perplessi, il titolo coinvolgeva, pareva fosse una cosa fine, intellettuale, da… la donna con l’ermellino, da ragazza con il turbante.
Invece? Invece era ed è un brodo che non cade quando la terra gira e siamo a testa in giù. Ma? Ma si animava la discussione, tipo Walter Chiari, Ornella Vanoni e Carlo campanini che discutono sul “sarchiapone”.
Un quadro bellissimo, una donna nuda con le mani in tasca.
Burle di bar di periferia, burle dialettiche in periferia che poi il mondo è periferia di altra periferia.
Nella foto Walter Chiari nella gag del sarchiapone
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