DI LUCIANO RAGNO
E’ già giovedì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Certe volte la coincidenza. Nelle stesse ore in cui l’infermiere di Ancona e la schiera dei no vax si esibivano nello squallido spettacolo della finta vaccinazione Covid, dicendo che la Scienza non è credibile, la Scienza ha dato loro uno schiaffo.
Ad Ancona si truffava la vita. All’ University Maryland Medical Center (Usa) si salvava la vita di un uomo in condizioni disperate : nel suo petto ora batte un cuore nuovo, donato da un maiale geneticamente modificato.
Un altro clamoroso passo in avanti sulla via dello xenotrapianto, l’alleanza uomo & animale.
Ricordo un altro passo, ugualmente clamoroso. Sono stato testimone.
E’ domenica, sta scendendo la notte del 28 giugno 1992 all’ospedale di Pittsburgh, in Pennsylvania. Inviato de “Il Messaggero”, unico giornalista italiano, sono ammesso a assistere al trapianto del fegato di un babbuino in un uomo.
Mai prima d’ora il fegato prelevato da un animale per salvare un paziente.
Dodici lunghe ore, emozionato, guardo e prendo appunti dall’alto di una piccola tribuna che domina la sala operatoria. Davanti a me e a quattro colleghi stranieri, il professor Thomas Starzl e altri cinque chirurghi – fra cui gli italiani professor Ignazio Marino e il professor Giorgio Zetti- strappano una vita da una morte.
E scrivono una pagina di Medicina.
Quella notte ho visto la Scienza che salva. Quella che salva anche i fuori di testa.
Sempre
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(Immagine: il professore Thomas Starzl alla fine del trapianto di fegato da babbuino. Fonte : storiadellamedicina.it)