DI NICOLA FRATOIANNI
Il 17,3% degli adolescenti pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male.
Così dice un’indagine di Fondazione Soleterre e dell’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano. Un’altro rapporto – Piepoli per l’Ordine degli Psicologi – dice che sono cresciuti del 31% i minori che si sono rivolti ad uno specialista. E +36% si registra anche nella fascia 18-24 anni.
Numeri drammatici, dopo due anni di pandemia.
Non basta quello che è stato fatto (quasi nulla a dir la verità).
Il governo invece di cancellare il bonus per le cure psicologiche dovrebbe chiamare ad una grande riflessione docenti, intellettuali, il mondo dello sport, l’associazionismo, gli specialisti del settore socio-sanitario. Tutti insieme, per scrivere un grande piano d’azione per offrire servizi e progetti sperimentali. Smettiamola di pensare che ce la si cavi da soli. Smettiamola di dire ai ragazzi che devono studiare solo per trovarsi un lavoro e fare soldi domani. Non è di questo che hanno bisogno.
Cominciamo dalla scuola.
Una scuola che sappia curare lo spirito e non solo dare nozioni tecniche.
La scuola non è il luogo in cui si fabbricano lavoratori perfetti.
La scuola deve insegnare a conoscere le proprie emozioni, ad affrontare la vita con il desiderio che la sospinge, a coltivare passioni e pensiero critico, perché sia possibile dare un senso profondo al proprio stare al mondo.
Sarebbe straordinario se l’Italia avesse una classe dirigente che, come nel dopoguerra, si impegnasse a ricostruire il paese avendo cura delle persone. Purtroppo non è così, perché sono completamente annichiliti da una dimensione economicista della società.
Ma sappiamo invece che ci sono milioni di persone che hanno voglia di cambiare e di fare. Prendiamoci insieme questo impegno con il futuro: è importante davvero, più importante di rincorrere un qualsiasi bacino elettorale.