DI MARIO PIAZZA
Sono queste le due categorie che sgomitano per trovare quell’attimo di notorietà perduta sui palchi dei no-vax.
Tra le vecchie glorie possiamo metterci il virologo francese Luc Montagnier che 14 anni fa, molto più di quanto occorra alla demenza senile per vincere la sua battaglia, condivise un Nobel con altri due colleghi.
L’elenco delle “mezze calzette” è invece più lungo. Troviamo guitti come Montesano e Brigliadori, politicanti e intellettuali di terza fila come Cacciari e Cunial, artisti in quiescenza come Povia e Heather Parisi. Da ieri possiamo aggiungere anche il motociclista Marco Melandri che dopo un titolo mondiale vinto 20 anni fa in una categoria secondaria ha vivacchiato nell’ambiente fino a rimediare un posticino di cronista sportivo a DAZN.
Un altro motociclista, un campione vero questa volta, disse che i secondi sono i primi di quelli che hanno perso… figuriamoci i terzi, quarti, quinti e i centoventiquattresimi.
In questa triste militanza non possiamo certo inserire l’indiscusso numero uno del tennis Djokovic che sarebbe stato ben felice di giocare, vincere, incassare quattrini e coppa e tornarsene a casa senza tanto clamore.
Ora, a nessuno viene il dubbio che queste militanze no-vax siano soltanto la criminale convulsione di chi non si rassegna all’idea di aver perduto quel poco pubblico che lo aveva fatto sentire grande?