DI LUCIANO RAGNO
E’ già venerdì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Federico Fellini ieri avrebbe compiuto 102 anni.
Ricordo un incontro, inizio anni ’90. Una mattina mi telefona. Lo faceva qualche volta, ipocondriaco, leggeva la mia rubrica di Salute sul Messaggero. Dobbiamo parlare di un medico.
Appuntamento a mezzogiorno davanti al “Caffè Canova”, qui a Roma. Un rito: Fellini sbuca da via Margutta dove abita, arriva in Piazza del Popolo, gli si avvicina una zingara-in questi tempi si vedono spesso-si fa leggere la mano.
“Porta bene”, dice salutandomi.
Andiamo a pranzo da “Cesarina”, in via Sicilia, dalle parti di via Veneto. “Cesarina, è la mia diva preferita” mi dice mentre ordina passatelli e crema fritta.
Senza appunti. Ricordo tutto. Io e lui. I suoi film, le mie inchieste viaggiando per il mondo. Tre ore, un attimo.
Prima di alzarci, gli chiedo: ” Maestro ,lei mi ha raccontato la sua vita, perché l’ha dedicata a scrivere, disegnare, ideare e filmare storie?”.
E Fellini : ” Perché mi è sempre piaciuto far sognare la gente. I sogni aiutano, anche per un attimo, a dimenticare la vita. Quando la vita si presenta con il volto meno desiderato. Il sogno squarcia il buio e fa esplodere il sereno”.
Parole che mi tornano in mente questa mattina leggendo i giornali e guardando la tv.
Oggi più mai, caro grande Federico Fellini, quanto ci aiuterebbero i suoi film. Abbiamo voglia di sognare.
Abbiamo fame di sereno.
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