di ANTONELLO SETTE
Professor Gianfranco Pasquino, candidature a gogo, tre donne sacrificate sull’altare dei riti maschili della politica, poi tutti (quasi) insieme appassionatamente a omaggiare e a rivotare l’uscente Presidente Sergio Mattarella. Le sono piaciute queste elezioni?
Penso che si poteva fare di meglio e che tutti sapevano che si poteva fare di meglio. Purtroppo, quando uno comincia con il peggio, e il peggio è stato la candidatura di Berlusconi, è destinato a proseguire malamente.
Chi ha vinto e chi ha perso, a parte Mattarella?
So di andare controcorrente, ma io dico che non ha vinto neppure Mattarella, se è vero, come è vero, che aveva detto più volte, sembra che ne abbiano contate quattordici, di non volersi ricandidare. Di essere stanco lo aveva detto anche ai ragazzini e, soprattutto, pensava che non fosse una buona idea, sulla base della Costituzione italiana, una rielezione presidenziale. Sostanzialmente, quindi, Mattarella ha perso. Ha affermato di essere stato costretto dai “doveri”. Ha accettato un dovere, che in realtà non esiste. Lo ha fatto per un sentimento di pietà verso il sistema politico italiano, ma non bisognerebbe avere nessuna pietà. Bisognerebbe essere più rigidi e più severi. Mattarella non contribuisce con la sua elezione a ristrutturare il sistema politico italiano.
A parte Mattarella, chi altro ha perso?
Gli altri perdenti sono facili da individuare, ma anche qui voglio andare controcorrente. Non ha vinto neppure Mario Draghi. Nel migliore dei casi, ha pareggiato. Rimane nella sua carica, ma a molti è sembrato che la sua prima scelta fosse andare al Quirinale e non c’è riuscito. Gli altri perdenti sono visibilissimi. Salvini ha perso alla grande. Hanno perso Berlusconi e i Cinquestelle. Non credo che abbia vinto Enrico Letta. Non ha mai tirato fuori un nome ed è rimasto in balia degli avvenimenti o della concezione tutta sua di quello che doveva succedere, a cominciare dal Partito Democratico. A proposito, il campo largo mi chiedo dove sia finito. In una certa misura, l’unica che ha vinto, alla fin fine comunque solo un premio d consolazione, è stata Giorgia Meloni. E’ stata coerente e ha dimostrato che il suo candidato godeva in Parlamento di una popolarità, che addirittura raddoppiava il numero dei seggi che Fratelli d’Italia ha in Parlamento. L’ho vista più irritata che consolata, ma è giusto sottolineare che ha svolto, lei sì, bene il suo compito.
Renzi, però, converrà con me che ne esce bene. E’ stato rieletto quel Presidente che aveva tirato fuori dal cilindro sette anni fa, pensando probabilmente che fosse anonimo e grigio al punto giusto e, quindi, impossibilitato a oscurarne la trionfale ascesa?
Vedo, però, che questa volta non ha rivendicato niente. Ne è uscito, come si dice, per la tangente dicendo che ci vuole il presidenzialismo. Una frase che non significa praticamente nulla. La solita sparata renziana, che per giunta sostiene di aver fatto qualcosa di simile nel 2016 e, naturalmente, non è vero niente. A tutti quelli, che lamentano l’eccessiva lungaggine di queste elezioni, ricordo che, se si scegliesse il presidenzialismo alla francese, passerebbero due settimane dal primo turno al ballottaggio. Non ci sarebbe, quindi, un Presidente della Repubblica eletto la sera stessa. Una frase ad effetto tanto cara a Matteo Renzi. Uno che non ha vinto e che, non a caso, non rivendica un bel niente.
di Antonello Sette (SprayNews)