DI LIDANO GRASSUCCI
Si è spenta Monica Vitti, a 90 anni. Mi permetto un abusivo ricordo, non sono critico cinematografico, non capisco tanto di film e di vita ma sono stato spettatore di cinema e di questo vi parlo, perché di questo conosco e voglio ricordare.
Monica Vitti aveva una pistola… era una ragazza con la pistola, il suo talento. I suoi personaggi erano così vivi che li potevi toccare, erano accanto a te. Era una donna così femminile da essere due passi, anche tre, avanti agli stereotipi dei ruolo in una società che si sarebbe emancipata dalla cultura maschilista ma allora non lo sapeva.
Non ricordo il film, ma ricordo la lezione: Lei faceva l’amore con un uomo che le declamava auliche poetiche con enfasi e lei gli dice “dime porca ca me piase de più”. Uccideva mille idee di un sesso subito dalle donne, di un ruolo in cui il piacere era negato lontano anni luce da “non lo fo per piacer mio ma per dare figli a dio”.
Aveva la pistola in un mondo in cui le donne non avevano neanche la parola e quando vede il mondo al seduttore su cui vendicarsi diventa così niente che preferisce alla vendetta la vita e un medico inglese a lui.
La ragazza con la pistola diventa Lisa di Anatra all’arancia in una Italia, siamo nel 1975, da paese ultimo in Europa diventa così europeo e ricco da non “narrare” di fuitine e vendette ma di reti relazionali complesse, confuse in ruoli in cui nessuno ha più posto: marito, moglie, amanti, mondo intorno. E non si mangia più “pane e pane” di Mario Merola, ma anatra all’arancia.
Monica Vitti è si una bellezza intensa, intelligente, mai banale. Dico è perché questo rimane per noi che al cinema ci andavano ignari del mondo, erano i film i nostri Freccia Rossa, i nostri aerei per il mondo, e lei nel mondo ci ha accompagnati. Lo ha fatto con tanta maestria che quando ci siamo entrati siamo parsi del posto, quando ci siamo innamorati siamo parsi emancipati.
Se ne è andata una bellezza intensa, una donna intensa, una donna italiana che stava due passi, anche tre, avanti.
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