DI VINCENZO G. PALIOTTI
Negli ultimi due giorni, distratti dalle Coppe europee di calcio, dai capricci di Diokovic e da altre inutilità del genere, si sta disegnando un Italia che sta sempre più compiacendo il progetto di Licio Gelli, delle destre, di un “povero cittadino” al quale è stato proibita la corsa al Quirinale.
Si comincia con il bocciare due referendum che avrebbero dato un volto più umano, e civile, al nostro Paese, stremato più dalla lotta al potere che dal Covid.
1 Quello sull’eutanasia. Del proprio fine vita devono essere altri a deciderlo, dedicato a chi invoca la libertà rifiutando il vaccino che potrebbe salvare la propria vita e quella degli altri, della serie si può rischiare la vita così superficialmente salvo poi continuare a vivere in condizioni precarie, al livello di vegetale, viva la coerenza. E così si riafferma pure la dipendenza di uno stato che si dice laico, al Vaticano, sennò a cosa servono i Patti firmati nel 1929 (VIII anno dell’era fascista)?
2 Legalizzazione della cannabis. Per quanto riguarda la cannabis è ormai riconosciuto in ogni angolo del mondo il suo utilizzo terapeutico per curare tante malattie. Però, come sempre e dai soliti noti, questa sostanza è vista, e catalogata come un deprecabile vizio, dal “candore e la virtù” di chi ha bocciato questo referendum che, evidentemente, di vizio ne sa molto. E poi vogliamo mettere sul lastrico chi, illegalmente, poi la smercerà?
Per contro la Consulta accetta altri referendum, 5 se non vado errato, per discutere sulla giustizia, giudicata forse troppo “invasiva” e “rigida” da chi boccia i due suddetti e ne approva altri. Quale migliore occasione per “celebrare” i trenta anni di “Mani Pulite”.
Quindi, per cominciare, aboliamola “sta” legge Severino, ma si! Oramai ci siamo quasi abituati ad avere condannati nella classe dirigente, pare sia un elemento che va nel curriculum, anzi diventa una “cineseria” (come diceva Totò). E cosa importa se sono stati condannati a più di due anni? Magari per reati di mafia. Vogliamo togliere la libertà a un cittadino di ambire a posti di responsabilità, di potere per un’inezia come quella di aver collaborato con organizzazioni criminali? Per aver corrotto, per essersi fatto corrompere, per aver frodato il fisco e così via.
Però poi qualcuno ci spieghi perché un cittadino “comune”, per essere assunto in una qualsiasi azienda, di Stato o privata, deve presentare il certificato penale pulito.
Vogliamo evitare che corruttori, corrotti, malversatori ed affini di avere un’esistenza più tranquilla? Certo è scomodo avere sempre alle calcagna un pool di Magistrati che indaga sui suoi affari, magari fermando i lavori. Insomma, vogliamo proprio bloccarlo il mondo degli affari per queste “pinzellacchere?”
Di questo passo, piano, piano si arriverà, e ce lo faranno “digerire”, all’obiettivo più ambito da una certa politica, e dal citato Licio Gelli: asservire la magistratura alla politica annullando del tutto la sua indipendenza. Inascoltato, fino ad oggi, l’allarme lanciato da Nino Di Matteo.
Non si può non pensare a chi evade, elude le tasse prendendo atto del rialzo del limite di utilizzo contante da 1.000 a 2.000, altro che lotta all’evasione, qui si tratta di: “LOTTA ALLA LOTTA ALL’EVASIONE”. Ma, niente paura, per bilanciare le perdite c’è sempre la maggioranza dei cittadini che lavorano onestamente, i pensionati ed affini, scusate la ripetizione, ai quali ricorrere per rimpinguare l’erario statale, come se già tutto non fosse stato aumentato, dalle utenze ai generi di prima necessità con il silenzio-assenso del governo.
Insomma, questa è la libertà che ci vogliono concedere, quella cioè che ci si può arricchire eludendo regole, leggi e Costituzione, naturalmente a scapito di chi invece si dissangua per onorare quelle regole, quelle leggi e la Costituzione.
Questa è l’Italia che stanno “pensando” per noi.