DI UMBERTO SINISCALCHI
Al Festival di Cannes, si legge in un comunicato, ci si preoccupa per la guerra, si auspica la pace, si ricorda la “fedeltà dal 1939 contro i regimi nazisti e fascisti” e si esalta il talento e il coraggio degli artisti ucraini e russi. Chapeau.
Stamattina, come sapete, il patetico caso delle lezioni su Dostoevskij all’università “Bicocca” di Milano, prima sospese “per evitare polemiche”, parole della rettrice Giovanna Iannacciuoli, poi riconfermate, vista l’indignazione generale. Il poeta e romanziere Paolo Nori non ha ancora deciso se tenere il seminario. Ci sta a non prenderla bene.
Questa è l’Italia. Con i suoi demoni e i suoi idioti. Pensare che Dostoevskij possa essere un pericoloso sovversivo e che le sue opere possano esaltare la Russia è semplicemente folle.
Il Principe Myskin e i fratelli Karamazov si farebbero un sacco di risate.
Noi, attoniti ed increduli spettatori di un politically correct ormai degenerato a livello di caso clinico, abbiamo ben poco da ridere.