DI MARIO PIAZZA
Due cose sbagliate non ne fanno una giusta, lo sappiamo tutti. Essere neutrali significa aiutare il più forte, e anche questo lo sappiamo tutti. Iniziare una frase con “non sono qualsiasi cosa ma…” equivale a una confessione e finirla con “c’è ben altro” significa essere a corto di argomenti.
Detto questo, trovo assolutamente insopportabile che gli stessi paesi, politici, opinionisti e commentatori vari che oggi giustamente condannano la Russia di Putin si siano dimenticati di aver partecipato o sostenuto l’attacco della NATO in Kosovo, iniziato il 24 marzo e finito l’11 giugno del 1999.
Ottanta giorni di bombardamenti, 38.000 missioni di combattimento, missili da crociera, bombe a grappolo, proiettili radioattivi e un numero impressionante di “danni collaterali” tra i quali vale la pena di ricordare l’attacco del 14 aprile a un convoglio di profughi, principalmente donne bambini e vecchietti albanesi. Rimasero uccisi in 73 e altri 36 furono feriti gravemente.
E non ci provate neppure a dirmi che allora noi eravamo i buoni perché non c’è proprio nulla di buono nel distruggere le città e ammazzare la popolazione civile per imporre la propria volontà, qualunque essa sia.