DI NICOLETTA AGOSTINO
Adoro come quelli che durante il dibattito sulle statue da abbattere, alla nascita del movimento Black lives matter, ci spiegavano che parlare di stupro colonialista, per riferirsi a quello che facevano gli italiani come Montanelli, corrispondeva a fare un torto alla storia. Perché bisognava contestualizzare!, contestualizzare!, contestualizzare!.
Li ho tutti in testa. Sono gli stessi che se oggi parli delle ragioni storiche che fanno da cornice al conflitto tra Russia e Ucraina, ti danno della putiniana che giustifica l’aggressore. Il contesto storico non serve più per comprendere i fatti.
A quei tempi la loro furia si abbatteva su chiunque sostenesse che giustificavano un soldato che aveva comprato una bimba con la contestualizzazione, oggi puntano il dito contro chiunque – contestualizzando – provi a non schiacciare gli eventi nella pressa del presente, e ad andare oltre il pappagallesco “esiste un aggressore e un aggredito”. Perdendo ogni traccia di senso storico e di senso del ridicolo, pure.
Che pena.
[Ps. Io sto con gli ucraini. Ma non con gli ipocriti. Sempre e sempre di più]