DI LIDANO GRASSUCCI
Un cannone che tira verso il mare. Podere 1071, Littoria, Italia di una guerra già persa. Il cannone butta fuori bossoli che fanno ancora fumo, ragazzi lo caricano, ragazzi gridano.
E’ guerra, dal mare arrivano colpi sempre più vicini. Un aereo cicogna “fa la spia”, sarà americano, inglese o non so che sia. Qui si spara e ci doveva essere il grano.
Siamo tutte donne e ragazzi che già pensano alla sorte e la vedono brutta, destinati ad essere ragazzi per sempre, soldati ancora per poco. Uno di loro si avvicina, ha un cuscino di penne di oca, morbido come sono morbide da guardare le onde del mare. E’ tedesco, il ragazzo, qui non ci sarebbe mai venuto se non fosse per quello starnuto forte che fa talvolta la Storia qualcuno lo chiama gloria, qualche altro bestemmia alla vita.
La bimba ha paura, gli occhi grandi, che annunciano una donna bellissima, ma ora una piccola impaurita. Il soldato non ha armi, ha solo il cuscino.
Si china sulla bimba e anche il tedesco ha corde di dolcezza, come uno strudel pieno di marmellata di mele, ha mani ingenue ma già segnate dal dolore. Lei non capisce, ma intuisce, gli dice che lui in Germania ha una sorella tale e quale, intuisce che quel cuscino è un dono di una madre che si preoccupava del suo bimbo anche se era nella guerra. Il soldato deve partire, gli ultimi tiri per dare tempo di fuggire via, dal mare gli americani hanno saltato le linee e corrono qui. Il tempo è poco, il tempo di mettere il cuscino accanto alla bimba e di dire in italiano ciao.
L’ufficiale grida, il tedesco torna lingua dura, sul carro attaccano il cannone e vanno via. Il soldato ha il tempo di piangere il suo destino, la bimba ha un cuscino.
Quella bimba si fece donna, poi madre e regalò quel costume alla figlia che, ironia della sorte, si fece a suo mondo soldato. Una bimba che non riusciva a dormire se non senza quel guanciale. Visse tante vite quel cuscino, quante non toccarono a quel soldato, tante quante le lacrime di sua madre, tanto quanto il dolore di sua sorella tal quale la bimba del podere 1071.
Un cuscino donato da un orco, ma che era solo poco più di un bambino. Un cuscino morbido come è morbido il mare.
Quando mi hanno raccontato questa storia il nome del ragazzo si era perso nel tempo, e lui non ne aveva avuto, ma ogni volta che mettevano a posto quel cuscino la sua memoria usciva fuori, e faceva da ninna nanna a chi ci dormiva sopra, tanto che per dormire ci voleva solo quel canto.
La bimba del podere 1071 era mia madre, il cuscino fu dono a mia sorella.
Lo dedico ai soldati, anche quelli degli eserciti sbagliati, che per un attimo indossano un cuscino dono di madri che non rivedranno.
Nella foto: la bimba, divenuta donna, del cuscino (era mia madre)