RUSSIA. LA TENUTA DELL’ECONOMIA E’ UNA PARTITA A SCACCHI CON L’OCCIDENTE

DI VIRGINIA MURRU

 

L’Economia russa, tramite raffiche di sanzioni, è stata sistematicamente impallinata dall’Occidente, e la sua tenuta, anche nel breve periodo, è destinata a diventare una partita a scacchi con i Paesi della Nato.

‘Un ricatto’, sostengono al Cremlino, ‘una risposta alla barbarie dimostrata in Ucraina’, risponde l’Occidente.

Le sanzioni non hanno l’effetto urto di un terremoto, ma è uno stato d’assedio e si mira al logoramento dell’economia, con una serie di provvedimenti che hanno bersagli ben precisi e mirano ad indebolirla lentamente.

La decisione dei Paesi occidentali di svincolarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia, attraverso lo stop alle importazioni di gas naturale, è solo una delle armi utilizzate per destabilizzare il Paese nel versante economico e finanziario.

Nel mirino l’import e l’export, gli scambi commerciali intensi con l’Ovest, che fino a pochi mesi fa assicuravano una certa stabilità al Paese. Ora tanti settori cominciano ad accusare i colpi, nonostante le finissime strategie del governo volte a neutralizzare gli effetti di questo bersagliamento.

I rapporti commerciali e finanziari con l’Ue e gli States rappresentano per la Russia il 60% del totale,

sono numeri impietosi, dato che il governo non potrà in poco tempo sostituire i suoi partner commerciali, ed è pur vero che la Cina farebbe anche carte false pur di non darla vinta ai Paesi Nato, ma non potrà fare miracoli per salvare un’economia così compromessa.

Le sanzioni stanno diventando veri e propri ordigni in settori economici chiave perché il loro effetto è garantito dalla stessa struttura dell’economia russa. Non si parla certo più di economia pianificata, propria del regime sovietico, ma di un modello che trova solide fondamenta nell’export di materie prime grezze, quali idrocarburi, gas e simili (il 58% dell’export russo). La Russia è il primo Paese a livello globale esportatore di petrolio, con 7,8 milioni di barili al giorno.

Colpire questo settore significa mettere un’economia di questo tipo in seria difficoltà, e se fino ad ora le risorse del Paese hanno consentito di parare i colpi, la resilienza non è destinata ad una lunga ‘endurance’. E nemmeno un conflitto, con i costi che comporta, potrà reggersi con un’economia fragile e vulnerabile, soprattutto nei mercati.

La Cina negli scambi commerciali contribuisce solo per il 20%, contro il 60% dell’Occidente, malgrado questo non si riesce a comprendere la sicumera di un governo le cui certezze hanno già dato segni di cedimenti. I rilevamenti delle Agenzie di rating sono il segnale lampeggiante di una breccia aperta in quella roccaforte che appariva inespugnabile.

I provvedimenti riguardano anche l’import, la Russia in questo versante dipende molto dai prodotti dell’Occidente, per i ricambi dei veicoli a motore, per esempio, ha forti legami con Germania e Giappone. Ma anche per i prodotti farmaceutici dipende da Germania, Usa, Francia, così come macchinari per l’industria, e qui tra i partner più importanti c’è anche l’Italia.

Secondo l’economista russo Andrei Yakovlev, la recessione colpirà l’economia reale tra qualche mese, o in autunno, ma già nel prossimo mese un notevole numero di aziende potrebbero fermarsi a causa della scarsità di componentistica, soprattutto nel settore automobilistico, dove gli occupati sono diverse centinaia di migliaia. Il crollo del settore è già previsto a breve.

Intanto, dopo il rating allarmante espresso da Standard & Poor’s, con un downgrade che porta l’economia russa al default selettivo (ossia inadempiente su una selettiva classe di obbligazioni); anche le Ferrovie di Stato sono state dichiarate in default.

Il ministro delle finanze SIluanov ha detto in un’intervista che nel 2022 non ci saranno emissioni di bond, per le situazioni ormai avverse dei mercati. Insomma, anche se al Cremlino fanno orecchie da mercante, la realtà non è quella che era stata prospettata.

Del resto basterebbe riflettere alle dichiarazioni di Siluanov: “Non prevediamo di andare sul mercato interno o esterno, quest’anno, non ha senso, perché il costo di un simile prestito sarebbe cosmico..”