IL BRAND DELLA GUERRA: LA FELPA DI ZELENSKY ALL’ASTA

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

“Chi poteva immaginare una cosa del genere tre mesi fa: un’asta di Christie’s tra le pareti della Tate Modern, la centrale d’arte contemporanea più famosa di Londra, con Boris Johnson a fare da battitore e una felpa di Volodymir Zelensky come pezzo più ambito della serata.” ( Corriere della Sera)
Il Corriere della Sera conferma la putribonda linea editoriale di cui si fregia da circa due mesi . Già investito della funzione di portavoce dei neonazisti Azov, dopo la riabilitazione orripilante del macellaio Bandera, che è come riabilitare Mengele, il Corriere precipita definitivamente nel ridicolo e propaganda la guerra in formato fiction Zelenskiana.
Così ecco la notizia: felpa di Zelensky all’asta. Lo scontro bellico si arricchisce di scoop e si trasferisce nella dimensione del pettegolezzo rumoreggiante. Ma è proprio questa l’idea che regge la propaganda bellicista di Kiev.
Zelensky icona debordante di libertà studiata a tavolino ci offre la reliquia intorno a cui finalmente costruire l’altare della mitizzata e ammiccante guerra domestica. La guerra diventa “Pop” e forse un disco con esplosioni e crolli potrebbe servire.
Da servitore del Popolo a presidente felpato, come Salvini qualche tempo fa mediaticamente sovraesposto fino alla nausea, Zelensky diventa il brand di sé stesso in una guerra platinata dove il presidente, come un divo hollywoodiano, mette all’asta il gadget personale impregnato di “coraggio ucraino” o sprezzo del pericolo che richiama alla bellezza della guerra.
Perché la guerra in fondo, dato che Zelensky può dedicarsi a eventi mondani nella city londinese, contiene una sorta di oscena attrattiva da propagandare con clip slow motion nei canali social governativi ucraini, oppure in eventi incentrati sul number one di Kiev.
La notizia non è più l’orrore della guerra ma il percorso personale del presidente che vola a Londra perfino per un asta, mentre soldati e civili muoiono.
E a quanto pare ne morranno ancora tanti non solo per mano di Putin, anche per decisione Nato, perciò anche nostra.
Dopo oltre due mesi di conflitto, mentre Zelensky propone, secondo copione, un’ idea concreta per la pace, arriva il disagiato Stoltemberg, e come se l’Ucraina fosse un ranch texano in cui decide Biden, afferma che la Nato non accetterà mai la cessione della Crimea.
Perché vedete gli Usa intervengono illecitamente in una guerra tra due paesi non Nato, considerano l’Ucraina proprio territorio, e voglio decidere anche quanto questa guerra durerà.
Abbiamo sempre pensato che Putin volesse prevaricare il popolo Ucraino ma c’è la Nato che invece vuole prevaricare proprio tutti.
E mentre sul piano reale le atrocità della guerra continuano, tra un Tweet di propaganda e l’altro, dopo l’album di orrori tra cui Bucha e i soldati russi morti disposti a forma di zeta, la felpa a all’asta è una cornice veramente folle. Forse nelle prossime puntate della serie bellicista vedremo anche la sindone di Zelensky, profeta mondiale di pace modellata da Washington.