“PUTIN PENSAVA DI DIVIDERCI MA HA FALLITO” SI DICONO DRAGHI E BIDEN ALLA CASA BIANCA

DI ENNIO REMONDINO

 

Il presidente del Consiglio due giorni a Washington. Al centro dell’incontro il tema delle armi, le sanzioni alla Russia, il sostegno a Kiev e a Zelensky, la sicurezza energetica. Biden: «Sei stato un buon amico e un grande alleato». Draghi a Biden chiede di cercare ogni strada per il negoziato

Grande accoglienza per grandi sacrifici

Italia iper atlantica con qualche critica politica che si affaccia anche nel governo e Draghi che, dopo le coccole di partenza, va al punto chiave: «In Italia e in Europa le persone vogliono la fine di questa macelleria, ci chiedono come arrivare alla pace». Dunque, «dobbiamo utilizzare ogni canale per un cessate il fuoco e per avviare negoziati credibili».

Il Macron nascosto

Un colpo al cerchio e poi quello alla botte. Sulle sanzioni e sulla fornitura di armi Italia e Usa sono unite. Dice Draghi. Putin ha fallito nel tentativo di dividere l’occidente. La guerra, al contrario, ha «reso ancora più forti i legami tra Italia e Usa». Ma sulla compattezza europea un po’ esagera. E ignorando Macron e altri, sull’Ue ha uno slancio di ottimismo: «Eravamo vicini, ora lo siamo ancora di più e sappiamo di poter contare sugli Stati uniti».

Gli elogi Usa allo spreco

L’ospite Biden largheggia in elogi. Si complimenta con il «grande amico e alleato»: «Era difficile credere che Nato e Ue potessero andare di pari passo, era più probabile che si dividessero. Invece lei è riuscito a farle marciare allo stesso passo». Sembra quasi la santificazione del premier italiano elevato a uomo di fiducia di Washington da questa parte dell’Atlantico. E poi prova a parlare all’ala europea del dissenso o almeno del dubbio «Una Ue forte è nell’interesse anche degli Usa».

Tra parole e fatti

«Forte di un rapporto personale di antica data, il premier italiano prova a tenere in equilibrio la posizione di partner più affidabile che ci sia in Europa per Washington e insieme di pungolo per spostare la Casa Bianca sulla linea della soluzione negoziata invece che su quella della guerra lunga e della ricerca di una vittoria da KO», segnala Andrea Colombo. Ma non è partita facile, consapevole dei margini di azione che gli consente la posizione dell’Italia in Europa, dunque con toni diversi da quelli di Macron.

L’Italia applaude gli Usa ragionano

A Roma il Pd si spella le mani ancor prima che il colloquio sia terminato. «Il messaggio di Draghi è chiaro e forte. Ci rappresenta», leggiamo sul Manifesto. Decisamente meno trionfalista la portavoce della Casa Bianca Psaki: «Siamo aperti a una soluzione diplomatica ma non vediamo nessun segnale in questo senso dalla Russia». Quasi un de profundis alle belle intenzioni europee esposte da Draghi.

Applausi, baci e messaggi nascosti

La discussione seria, inizia ovviamente quando si chiudono le porte. E si parte dal problema dei problemi: l’energia. Biden insiste per accelerate i tagli europei del gas russo, ma ha ben poco da proporre come alternativa. Gli Usa insistono che i rifornimenti di gas liquido ‘saranno fluviali’ e –iperbole dimenticata, super costosi-, ma è una ‘non soluzione’ visto che da noi il primo nuovo rigassificatore sarà pronto solo all’inizio del 2023 e il secondo non prima del 2024. Calmierare in prezzi non solo al gas russo ma anche quello vostro?

L’emergenza alimentare che incombe

Emergenza alimentare. «Il prezzo della guerra e delle sanzioni in Africa è tragico, è la fame, senza contare che inevitabilmente la carestia innescherà una nuova ondata migratoria verso la Ue», denuncia ancora Colombo.

La cose che non saranno dette

Comunque vadano i colloqui negli Stati uniti, alcune cose che certo, per carità di patria verranno ignorare. Il facciamo finta che. L’unità dell’Unione, alla prova del petrolio, è meno blindata di quanto non appaia e a Roma la solidità della maggioranza soffre, denunciano ormai apertamente molti analisti di politica italiana da tutti gli schieramenti. Con Parlamento sul piede di guerra per l’assenza di Draghi prima della visita Usa, e una risicata ‘question time’ al senato il 19 maggio. Non per una vera informativa e senza possibilità di voto. E le tensioni montano pericolosamente.

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11 Maggio 2022