DI LIDANO GRASSUCCI
Esistono giornate terribili, giorni che ogni cosa gira come l’acqua nell’altro emisfero: al contrario. Giorni che vorresti bestemmiarti non sopportandoti, giorni segnati da fantasmi che stanno, di solito silenti, e che tornano. Giorni che hai paura di non respirare, allora respiri più forte e così senti il mondo girare ammalandoti del troppo respiro.
Giorni in cui ogni cosa ti porta non la sua cosa ma la sua nostalgia, in cui percepisci il male che ti serviva a capire il bene ed ora è la sua parte unica.
Mille facce, mille facce prima che il nero si faccia tale e allora, non ricordandoti di maggio, ti viene incontro un infinitesimo effimero niente, ma niente vero che però muta ogni pensiero: c’è una lucciola nel giardino, una lucciola. Lei fa il suo alfabeto Morse di luce, vaga senza apparente senso. La guardo quando si accende, la cerco quando si spegne. Sto così in questa condizione per un tempo lungo ma che nel giorno è niente per seguirne l’evoluzione, la condizione.
Da piccolo le volevo acchiappare, le tenevo nel pugno non stretto per essere retroilluminato, la lucciola è un granello di un universo che è bello. Ho sempre pensato che forse noi anche siamo dentro una lucciola che fa giorno quando brilla e nera quando non lo fa. Lei, la lucciola, ha dentro lo stessi ciclo della terra le stelle soni pixel che fanno giorno quando si accende e sono stelle.
Dio mio che è bello stare qui, domani andrò a vedere se sono pronte le ciliegie e darò risposta alla misura della dolcezza delle nespole.
La lucciola va per conto suo, io nel mio ma ho visto la ragione di questo vivere: la bellezza. Il giorno era terribile ma aveva una stella nel giardino.
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19 Maggio 2022