UNA CAVALLA DI NOME CRIMEA

DI MARIO PIAZZA

 

Ci stanno piovendo addosso metafore e apologhi di ogni genere, quella roba scadente con cui da Menenio Agrippa in poi si tenta di rendere semplici questioni molto complesse. Per non farvi mancare niente ne ho inventato uno anch’io, ovviamente controcorrente.
Un allevatore, uno di quei personaggi patriarcali che vivono in smisurati ranch con la propria numerosa famiglia, decide di regalare alla maggiore delle proprie figlie una splendida puledra. Sotto l’occhio attento del patriarca la puledra si trasforma negli anni in una sanissima cavalla che la figlia porta con sè quando decide di lasciare il ranch paterno per sposare l’allevatore confinante con il quale non è mai corso buon sangue.
Passano alcuni anni durante i quali la cavalla viene maltrattata e deperisce, il suo corpo si riempie di piaghe, i suoi muscoli si afflosciano e la povera bestia viene bastonata selvaggiamente ogni volta che lancia un nitrito disperato per chiedere aiuto.
Qualcuno potrebbe dare torto all’allevatore che l’ha messa al mondo se con un colpo di mano si riprendesse la cavalla per rimetterla al sicuro nel proprio ranch?
Ah, dimenticavo di dirvi il nome della cavalla. Si chiama Crimea.
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May be an image of horse and outdoors