DI VIRGINIA MURRU
Il ministro Daniele Franco al World Economic Forum, a Davos, ha voluto essere ottimista, sia pure con prudenza, sostenendo che la crescita del Pil nel Paese si sarebbe attestata, per l’anno in corso, intorno al 3%. A smorzare i toni positivi del ministro ci ha pensato l’Agenzia di rating Moody’s, che ha rivisto al ribasso le stime di crescite per il belpaese, riducendole da +3,2% a +2,3%.
Secondo Moody’s inciderebbe nelle previsioni l’andamento dei prezzi dell’energia e in generale dei prodotti alimentari, che fanno schizzare in alto il tasso d’inflazione. Associata a questo trend negativo, innescato dalla crescita dell’inflazione (6% nel corrente anno), a marzo, sottolinea l’Agenzia, c’è stato nel Paese un riflesso negativo connesso ad una contrazione dei redditi.
Moody’s fa anche sapere che nelle sue previsioni relative al trimestre in corso, c’è una flessione dei consumi privati, e una crescita non al top del potenziale nel secondo semestre, influenzati dalla notevole pressione sul potere d’acquisto delle famiglie.
E aggiunge: “Il principale motore di crescita sarà la spesa in conto capitale, determinato dal sostegno del Next Generation Eu. Positiva la ricaduta sul calo del tasso di disoccupazione, il quale si attesterà per il 2022 all’8,8% (dal 9,5% del 2021).
La flessione della crescita – considerato l’emergenza sanitaria, tutt’ora in atto (in particolare in Cina) e soprattutto la situazione geopolitica legata al conflitto in Ucraina, nonché il forte impatto sul piano economico – è di carattere globale.
Non sono state immuni alla particolare congiuntura nemmeno le più solide economie del pianeta, ossia gli Usa e la Cina, pertanto con la crisi energetica in atto, il pacchetto di sanzioni diretto alla Russia e le relative ritorsioni, non potevano che generare conseguenze nella crescita delle economie Occidentali. La Cina viaggia con un Pil tutt’altro che preoccupante, nonostante la notevole contrazione della sua economia, siamo, secondo Moody’s, a +4,5%. Gli Usa a +2,8% e l’Eurozona procede in ‘tandem’ con la crescita italiana, a +2,3%.
Più positivo il ministro Franco a Davos, che ha dichiarato:
“Siamo orientati a ridurre il debt ratio, processo iniziato già nel 2021. Era convinzione comune che il debito pubblico dovesse aumentare di 4-5 punti, invece noi abbiamo invertito la tendenza, e lo abbiamo fatto scendere di quasi 5 punti, risultato che ci auguriamo di ripetere anche alla fine dell’anno in corso. Quando il livello del debito è alto – ha aggiunto il ministro – è necessario tenere presente il mercato, non si può prescindere. Sono convinto che la scelta di sospendere il Patto di Stabilità e crescita sia un’importante decisione, in quanto si deve tenere nel debito conto la spesa aggiuntiva per i rifugiati, e per la difesa. Per l’Eurozona auspico un aumento degli investimenti, ossigeno per l’economia dell’area, non certo trascurabile il capitale umano, l’innovazione lo sviluppo e la ricerca.”
La guerra in Ucraina, come si può constatare, sta creando problemi economici non indifferenti in Europa, la crisi energetica che ne è scaturita, in seguito alla decisione dell’Ue di ridurre fino all’azzeramento le forniture di gas dalla Russia, non è facilmente gestibile nel breve periodo.
E tuttavia si proiettano scenari positivi per l’economia dell’Unione, la Commissione europea esclude la recessione, malgrado tutti i problemi che hanno interessato il continente negli ultimi anni. Importante sarà a questo riguardo la politica monetaria della Bce, che dovrà adeguare l’esigenza di tenere sotto controllo l’inflazione, con quella di evitare come la peste un’altra recessione.
E’ noto che il programma di acquisto di titoli in autunno subirà una frenata, e nel contempo si prevede un innalzamento dei tassi, che dovrebbero procedere con prudenza, non sui livelli della Fed.