DI ENNIO REMONDINO
A Davos va in scena l’imbarazzo Ue sull’Ucraina. E spunta il piano segreto di Boris Johnson per dividere l’Ucraina dall’Ue, avverte Federico Fubini sul Corriere della sera, a preavvertire con molto garbo che non è una cosa seria ma una delle ormai troppe mattane di un premier che ormai non lo vogliono più neppure in casa.
Intanto la Russia boccia il piano di pace italiano, mentre Kiev ammette, « La Russia è in vantaggio nel Lugansk», con circa 8.000 i prigionieri di guerra ucraini detenuti nelle autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk:
La tensioni nascosta nell’Ue sull’Ucraina
«Martedì a Davos era prevista la serata di più alto profilo per l’Europa. Ai tavoli di una sala appartata del Centro Congressi erano seduti tre primi ministri dell’Unione – di Belgio, Grecia e Spagna – la presidente della banca centrale europea Christine Lagarde, due pesi massimi della Commissione di Bruxelles come Paolo Gentiloni e Frans Timmermas, molti ministri di vari Paesi, il capo dell’intelligence esterna di Parigi. Eppure mancava l’ospite più atteso: il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba. Annunciato alla vigilia, ma non si è mai presentato». Questo l’inciput di Fubini, con la rivelazione che viene dopo.
I vertici dell’Unione a non parlare di Ucraina
Il ministro ucraino assente, come la guerra alle frontiere dell’Unione. «L’establishment europeo al suo livello più alto, per tutta la sera, ha evitato quasi del tutto di menzionare guerra e Ucraina». «Silenzi a tratti surreali e l’assenza dell’ospite di Kiev hanno messo a nudo la tensione strisciante fra l’Ucraina e alcuni dei principali Paesi dell’Unione».
Ed ecco il dispettoso Boris
«È precisamente in questo spazio che sta cercando di inserirsi Boris Johnson, con un’iniziativa che cerca di scompaginare le carte in Europa: il premier di Londra propone un nuovo sistema di alleanze politiche, economiche e militari – alternativo all’Unione europea – che raccolga Paesi accomunati dalla diffidenza verso Bruxelles e anche verso la risposta della Germania all’aggressione militare russa».
Zelensky che non sa più cosa perorare
Il premier britannico ha presentato la sua idea per la prima volta a Volodymyr Zelensky a Kiev il 9 aprile scorso. Da allora il silenzio delle parti, nel dubbio tra segreto e irrealtà politica concreta. Ovviamente il modello di Commonwealth europeo che Boris Johnson ha in mente «avrebbe la Gran Bretagna come leader e includerebbe, oltre all’Ucraina, la Polonia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania, oltre che potenzialmente la Turchia in un secondo momento». O meno i sovranisti d’Europa più timorosi della Russia e scontenti di Bruxelles.
Sovranisti e liberisti
Secondo il Corriere e da quanto riferiscono le poche persone informate fuori da Londra, «Johnson propone un’alleanza di Stati gelosi della propria sovranità nazionale, liberisti in economia e decisi alla massima intransigenza contro la minaccia militare di Mosca». Il governo di Kiev non risolta abbia preso posizione su quella versione Exit da Nato e Unione europea prima ancora di entrarci. Non assenso e non dissenso, con Kies che oltre le sparate stampa del suo presidente, sta che nei palazzi del potere in Germania e in Francia non sono molti a credere nella sconfitta di Putin e in un loro futuro liberale europeo.
Fossato nascosto ma tracciato
«I ritardi sulle sanzioni e sulle armi da inviare hanno ormai scavato un fossato politico», afferma Fubini. E Zelensky aspetta vertice europeo del 23 giugno, quando i leder dei ventisette Paesi saranno chiamati a decidere se riconoscere all’Ucraina lo status di “candidato” per intraprendere il complesso percorso ad ostacoli di adesione all’Unione europea. Ma non è affatto detto che la decisione del 23 giugno sarà quella che spera l’Ucraina, mettendo in conto le proteste preannunciate di Albania e Macedonia del Nord che aspettano da anni lo status di “candidato”.
Ed è già pronta la scappatoia diplomatica dietro cui nascondere la verità di un rinvio sine dire. I leader dei Ventisette che si limitano a dichiarare in modo vago che Kiev ha una “prospettiva europea”. «La cosiddetta ‘formula di Salonicco’» della ipocrisia politica.
Boris in cerca di salvagente
Con problemi dirompenti in casa, dall’Irlanda del Nord alla Scozia separatista il traballante premier conservatore spera di avere una carta in più nella trattativa con Bruxelles che lui stesso vorrebbe riaprire sulla Brexit sul fronte Irlanda. Con Londra che cerca di scompaginare gli equilibri sul continente, a insistere sulla reali contraddizioni che segnano la partita europea sul fronte Ucraina, tra i sostenitori più decisi (Regno Unito e Polonia), e quelli più prudenti ed esitanti.
Kiel Institute for the World Economy
Secondo le stime del Kiel Institute for the World Economy, Londra da sola ha fornito per ora più aiuti economici e militari a Kiev nella guerra di tutta l’Unione europea. E la Polonia ne ha dati più della Germania, della Francia e dell’Italia. «Così la guerra di Vladimir Putin, giunta al suo quarto mese, inizia ad aprire le prime crepe politiche in Europa».
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26 Maggio 2022