GIOACCHINO MUSUMECI
Il 12 Giugno saremo chiamati ad esprimerci su 5 quesiti, tutti vertenti sulla giustizia. Vediamo brevemente i primi tre quesiti, nell’articolo successivo gli ultimi due.
Il primo quesito (scheda rossa) riguarda l’Abolizione della legge Severino (D.lgs. n. 235/2012), che propone di eliminare l’automatica incandidabilità, ineleggibilità e decadenza di parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali, in caso di condanna penale. A cadere anche l’art. 11 che impone la sospensione degli amministratori locali condannati anche in via non definitiva.
Gli ideatori del quesito (Radicali e Lega) ci chiedono se preferiamo una classe dirigente corrotta a una incensurata. Una richiesta surreale dato che la cosa pubblica dovrebbe essere amministrata da individui moralmente irreprensibili ma c’è chi preferisce i mafiosi o più in generale i corrotti. Siccome la politica va depurata e non inquinata, la risposta è semplice: NO!
Il secondo quesito (scheda arancione) Custodia cautelare: prevede l’abrogazione dell’art. 274 comma 1 lett. c) del codice di procedura penale sulla parte in cui consente di portare in carcere una persona sotto processo, se vi è il rischio che possa commettere un reato della stessa specie di quello per cui si procede. I promotori del referendum vorrebbero evitare che la carcerazione preventiva possa colpire persone che poi risultino innocenti.
Sebbene la carcerazione preventiva possa colpire innocenti, questa è discrezionale del giudice, abrogarla implicherebbe che chiunque non possa essere arrestato prima della sentenza di colpevolezza emessa dopo un legittimo processo. Il corollario è la scarcerazione di soggetti attualmente detenuti e in attesa di processo. Casomai acceleriamo i tempi di giudizio incrementando il numero dei magistrati. Dunque manterrei la discrezionalità del giudice penale con la possibilità di concordare libertà o carcere a seconda dei casi. Anche qui, un bel NO.
Il terzo quesito (scheda gialla) Separazione delle funzioni dei magistrati: in caso di voto favorevole al quesito referendario, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Mi stupisce che la Consulta non abbia sollevato alcuna accezione. Intanto saremmo davanti al caso pressoché unico in cui la libertà è vincolata dopo la prima e ultima scelta professionale del magistrato. Ciò contro l’articolo 13 della stessa Costituzione in cui si esamina la libertà individuale nel senso più ampio.
Se la libertà dell’individuo è inviolabile non la si può limitare imponendo una scelta definitiva fin dall’inizio della propria carriera di magistrato. La Repubblica deve rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano la libertà dell’individuo e il pieno sviluppo della persona umana. Se la scelta del magistrato è incontrovertibile, si è garantito il diritto di scelta una volta, dopodiché non c’è libertà di operarne un’ altra. Ciò non sembra coerente con lo spirito della Costituzione. Il magistrato, come altri, ha il diritto di scegliere per tutta la durata della propria carriera. Al di la dei tecnicismi la questione è almeno per me di principio. Dunque sceglierò No.