MENO REDDITO E PIU’ CANNONI, CHE DIAMINE!

MARIO PIAZZA

 

Non occorre essere di sinistra per provare repulsione davanti a certe battaglie politiche e disprezzo per chi le sostiene.
Penso alle crociate contro i diritti civili come l’aborto e l’eutanasia, alla emarginazione di minoranze come gli omosessuali e gli immigrati, alle vergogne fiscali come lo scudo ai capitali illeciti, la flat tax, le rottamazioni e le sanatorie. Tutta roba di destra a cui oggi possiamo aggiungere il finalmente bi-partisan aumento delle spese militari a carico di un paese economicamente in ginocchio.
In mezzo a tanta immondizia politica, sociale ed etica brilla per spudoratezza la guerra al Reddito di Cittadinanza.
Di sicuro il RdC potrebbe essere migliorato per costare meno, per limitare le truffe e per una distribuzione più equa che possa meglio coniugarsi con la ricerca di un lavoro, ma voler togliere alla parte più debole della popolazione l’unica fonte di sussistenza affinché sia costretta a rientrare nel recinto degli schiavi a disposizione della imprenditoria più sfruttatrice e disonesta è troppo oltre il mio limite di sopportazione.
E ce lo dicono senza provare alcuna vergogna i Renzi e le Meloni, i Briatore e i Vissani. Concettualmente è come se si volessero chiudere gli ospedali per incrementare il fatturato delle cliniche, o le scuole per avere più analfabeti da mandare a zappare nei campi.
Con la rabbia che ho in corpo di una cosa sono tristemente certo:
Se il clima che oggi è diventato normale fosse esistito quando avevo vent’anni i “compagni che sbagliano” avrebbero avuto un militante in più.
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