DI VIRGINIA MURRU
Nelle Considerazioni finali presentate il 31 maggio, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ha messo l’accento sui rischi di un prolungamento delle ostilità tra Ucraina e Russia, che nel biennio potrebbe costare all’economia italiana 2 punti di Pil.
Visco sottolinea anche l’esigenza di andare oltre ‘la vana rincorsa fra prezzi e salari’, considerato l’aumento dell’inflazione, mai così preoccupante dalla fine degli anni ’80. Secondo le considerazioni del Governatore non è immune da rischio il sistema bancario, in particolare gli istituti di credito medio-piccoli.
Nella relazione finale dell’Assemblea di Bankitalia il Governatore di Bankitalia, non solo mette in evidenza il rischio di una flessione notevole del Pil, ma anche dell’aumento delle materie prime sul piano globale, con il conseguente impatto che l’andamento potrebbe avere su famiglie e imprese. E pertanto, con l’aumento delle materie prime, attraverso l’azione pubblica, i riflessi potrebbero ricadere nelle famiglie, fattori di produzione, e generazioni future.
Il conflitto in atto in Ucraina è un elemento di rischio dal quale non si può prescindere, del resto le evidenze sull’economia sono state già rilevate nei precedenti trimestri del 2022. Afferma al riguardo il Governatore:
“La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza. L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa 2 punti percentuali in meno di crescita, quest’anno e il prossimo”. “Le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali sono simili. Non si possono però escludere sviluppi più avversi. Se la guerra dovesse sfociare in interruzione delle forniture di gas russo, il Pil potrebbe ridursi nella media del biennio”.
Nelle Considerazioni finali, Visco si sofferma sull’attuale assetto geopolitico e i possibili stravolgimenti, sostenendo che la divisione del pianeta in blocchi contrapposti potrebbe creare i presupposti per cambiamenti negativi negli equilibri finora rispettati anche sul piano economica, i più esposti in questo ambito sono i paesi in via di sviluppo.
Visco ritiene che lo stato del sistema bancario italiano ‘complessivamente non è negativo’, ma i problemi scatenati dal conflitto in Ucraina, le sanzioni dell’Occidente e l’embargo sugli approvvigionamenti di gas e petrolio, hanno un impatto tutt’altro che positivo per la crescita, non solo in Italia ma anche in Unione europea. Non meno problematiche le forniture di materie prime di genere agricolo dall’Ucraina, a causa dei blocchi causati per ritorsione dalla Russia.
Ci sono alcuni grandi istituti di credito italiani, afferma Ignazio Visco, che hanno ‘un’esposizione diretta verso controparti residenti in Russia, Ucraina e Bielorussia. Si tratta di Unicredit e Intesa Sanpaolo, che potrebbero subire effetti indiretti dovuti al conflitto non semplici da valutare. Un prolungamento della guerra potrebbe portare ad un ‘rallentamento ciclico più consistente di quello previsto, i cui effetti si ripercuoterebbero inevitabilmente poi su imprese e famiglie’ – aggiunge Visco.
E sottolinea:
“L’inserimento di futuri interventi in una riforma organica consentirebbe di disegnare il sistema in maniera meno distorsiva, dargli stabilità, compiere ulteriori progressi nel contrasto all’evasione. L’incertezza che deriva dalle frequenti modifiche e dalle discontinuità negli orientamenti interpretativi e giurisprudenziali costituisce un serio ostacolo all’attività economica.”