DI ENNIO REMONDINO
A differenza degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di molti altri stati della NATO che rendono pubblica l’entità degli aiuti militari inviati in Ucraina, spesso addirittura esaltandone sui siti ufficiali di Pentagono e ministeri della Difesa il significato politico e militare, l’Italia continua a tenere segreta la “lista della spesa” di cui il governo informa esclusivamente il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, il Copasir, i cui partecipanti sono tenuti alla segretezza?
I segreti di Pulcinella dell’Italia belligerante
Il titolo è di Analisi Difesa, sito molto specialistico sulle questioni militari e politicamente alternativo alle ispirazioni del nostro piccolo Remocontro. Ma sempre occhio attento, fosse solo per far dispetto al ministro della difesa o a Draghi che non ci risultano politicamente molto amati. I quali, con certi comportamenti, aiutano involontariamente. «Un segreto relativo, considerato che tra indiscrezioni e fonti anonime i media riescono ad avere quasi immediatamente se non l’entità numerica degli armamenti forniti a Kiev, quanto meno la tipologia di mortai, missili antiaerei e anticarro, altre armi individuali e artiglierie ceduti all’esercito ucraino», scrive il direttore Gaiani.
Quali ‘interessi nazionali’?
Armi ed equipaggiamenti donati finora in tre diverse tranches, ed era noto, mentre sfuggono le motivazioni sulla segretezza «a garantire gli interessi nazionali e a proteggere dati sensibili». Peccato che, sia i nostri nuovi alleati ucraini, sia le truppe di Mosca ora nemiche ufficiali della Nato e le milizie delle repubbliche popolari del Donbass che combattono al fianco dei soldati russi pubblicano informazioni e fotografie dei materiali militari italiani usati sui campi di battaglia. Spesso con dettagli, a sottolineare che le armi fornite dall’Occidente sono già in azione e colpiscono il nemico.
Gli obici da 155 mm FH-70
«Il Comando Operativo Occidentale dell’Esercito Ucraino ha annunciato il 26 maggio che gli obici da 155 mm FH-70 donati dall’Italia stanno già bombardando le forze russe con tanto di fotografie». Informazioni sulle armi italiane usate dagli ucraini vengono pubblicate con un certo astio dai canali d’informazione russi e soprattutto delle milizie delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk che nell’avanzata in Donbass, perché è questa la situazione che si sta delineando sul terreno, recuperano postazioni e armi e munizioni NATO abbandonate dagli ucraini in ritirata.
Armi italiane o quello che resta
Il ministero della Difesa russo ha pubblicato un video che mostra «la distruzione di una postazione di obici-howitzer da 155 mm di fabbricazione italiana forniti all’Ucraina». Tra le armi “made in Italy” in Ucraina Analisi Difesa ripubblica le immagini di proiettili da mortaio da 120 mm, munizioni calibro 7,62 per mitragliatrici MG42 e missili anticarro Milan, «tutti surplus dell’Esercito Italiano trasferiti agli ucraini e poi caduti in mano al nemico». Nulla di simile ai super armamenti missilistici Usa decisi ora da Biden, ma comunque, qualcosa di più micidiale di semplici fondi di arsenale.
Escalation armi per arrivare a cosa?
L’Italia, accusa Gaiani, «da poche settimane ha attuato una escalation nelle forniture passando da armi con raggio d’azione limitato a pochi chilometri ad artiglieria in grado di colpire in profondità le linee russe e in alcuni settori del fronte (come quello di Kharkiv), anche il vicino territorio della Federazione Russa». Una bella differenza con la armi rigorosamente da ‘difesa’ dichiarate al Parlamento. Col dubbio che la imposizione del segreto di Stato sia semplice accortezza politica rispetto ad un coinvolgimento che divide radicalmente la nostra opinione pubblica.
Un “segreto di Pulcinella” già traballante quando le armi si trovano ancora sul territorio nazionale ma che viene svelato nei dettagli appena le armi prelevate dai magazzini delle nostre Forze Armate raggiungono i campi di battaglia ucraini.
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2 Giugno 2022